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Notizie Pubblicate per Stazione Birra
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Birrificio Stazione Birra
Brewpub di Roma che produce la Bybere (birra in latino), prodotta con 50% di malto d'orzo e 50% di cereali non maltati (frumento e avena) responsabili dell'aspetto torbido e lattiginoso da cui l'appellativo storico. Bianca 5%vol aromatizzata tradizionalmente con curacao e cocktail di agrumi di cui sprigiona notevoli sentori. Fresca, dissetante va servita a temperature non eccessivamente basse, intorno ai 7/8 gradi così da poterne assaporare al meglio tutte le sue influenze agrumate. Posizione Geografica
Risponde alla nostra intervista Fabio (nella foto in basso) Se vi siete recati in passato a Pianeta Birra (Rimini), che opinione vi siete fatti dell'evoluzione di questo appuntamento. Secondo il tuo parere, l'evoluzione che ha raggiunto, va nella direzione di una concreta diffusione della cultura birraria o si sta sempre più appiattendo verso i grandi colossi multinazionali? Dal 1997 forse due le edizioni di Pianeta Birra cui sono mancato. Dalle prime edizioni ad oggi questa manifestazione ha subito una metamorfosi totale, dal decentramento del polo fieristico, meno affascinante a mio avviso, all’atmosfera interna della fiera. Oggi, sia da visitatore che da espositore, si avverte meno sentimento per il prodotto e maggiore desiderio di fare business. Quasi nascosti i piccoli artigiani, sovrastati dai grandi marchi, ma comprensibilmente dati i costi da sostenere per esporre a Pianeta Birra. Conoscete eventi tipo il Salone del Gusto (ogni due anni a Torino), > Cheese (ogni due anni a Bra (CN)), Expogusto a Milano? Avete intenzione di parteciparvi come espositori nei prossimi anni? Certamente, li conosco. “Al Salone del Gusto” edizione ’99 o forse 2000, associo, tra l’altro, bellissimi ricordi e della manifestazione e dei rapporti instaurati e stretti con alcuni dei presenti. In quella occasione vi ho preso parte insieme con altri microbirrifici nello stand di “Union Birrai”. L’idea di poter nuovamente prendervi parte non è da escludere, ovvero il nostro prodotto e chi sta dietro il processo di produzione è sicuramente pronto (a riprova le ultime strade imboccate commercialmente) ,ma a fronte di calcoli tra costi e ricavi nutriamo qualche perplessità. Per eventi di tale portata l’ideale sarebbe raccogliere idonee e motivate “compartecipazioni”, ma spesso questa opinione non è condivisa da parte di questa o quella “cerchia di addetti ai lavori” la quale chiede di partecipare senza poi dar libertà di interagire. Diverso discorso per il “Salone della Birra Artigianale e di Qualità” tenutosi a Milano (marzo 2006). Qui, volti “meno noti” hanno dimostrato impegno comune nel dare un concreto contributo alla seria riuscita della manifestazione. Come è nata in Lei la passione per la birra? La birra, quest’antica bevanda…, sì mi è sempre piaciuta! Da ragazzo penso di aver dato un serio contributo all’incremento del consumo pro-capite! Per buona sorte da bevitore profano, sono diventato micro-produttore e moderato degustatore di cervogia, per buona pace dei produttori industriali. A differenza di alcuni per me non è valso il passaggio home-brewer à micro-produttore. Una struttura basale m’è stata data con il duro tirocinio nelle varie micro-birrerie italiane ed europee. Tale struttura ha preso poi corpo e stile nel corso degli anni (produco dal ’98) all’interno dell’impianto di produzione della mia azienda. Riconosco che parte della competenza che possiedo ora, la devo ad alcune persone (soprattutto ad una) trovatesi nel posto giusto al momento giusto. Si è mai pentito di aver aperto un microbirrificio? Assolutamente no,mai avuti ripensamenti. Credo che ci siano degli aspetti di questa professione imprescindibili, che nutrono e ricaricano costantemente la passione e l’amore che pongo quando produco birra. Un esempio? Entro nella sala dell’impianto e sento il profumo di una fermentazione appena avviata; osservo il colore del mosto appena prodotto mentre passa dallo scambiatore al tank; ascolto l’acqua gorgogliare nella vaschetta dello spund; Beh.. tutte queste cose per me sono gli aspetti di questo lavoro che vanno al di là di tutto,di qualsiasi problematica, e soprattutto di qualsiasi “chiacchiera”. Ed è per questo motivo che rivolgo i più sinceri complimenti ad Agostino Arioli, la cui intervista è stata concepita al di fuori degli schemi, libero da ogni corporativismo e soprattutto lontano dal desiderio di apparire, come molti, il perfetto birraio. Alla fine dei conti, questi appunto, devono sempre tornare! In che modo proponete le vostre birre? Ovvero la distribuite nel vostro locale o la fornite ad altri gestori della zona? La distribuzione del prodotto al di fuori del brew-pub non è stata contestuale al lancio dell’attività commerciale. Inizialmente la nostra attenzione è stata focalizzata sul fabbisogno del locale, che di per sé, non si può certo dire essere di piccole dimensioni. Questo discorso invece è diventato attuale, e a ragion veduta, una volta raggiunto il livello qualitativo che ci eravamo prefissi per esso, forti tra l’altro delle esperienze maturate nelle varie fiere e festival nazionali. Nel caso in cui lei distribuisse le sue birre in altri locali, vi preoccupate di realizzare dei corsi di formazione per coloro che poi distribuiscono la vostra birra nei locali, ovvero vi preoccupate del mondo col quale la spillano, la conservano, la servono ai tavoli, e quindi temperatura di servizio e gestione dei bicchieri? Ogni volta che proponiamo la “vera” birra a terzi, cerchiamo di trasmetterne anche la filosofia. Qualcuno, capendo di avere la possibilità di servire ai propri clienti un prodotto d’alta qualità, acquisisce l’importanza che sta dietro una corretta spillatura; l’attenzione che va posta nel modo in cui si conserva il prodotto; come servire la birra ai tavoli e come compiere la pulizia dei bicchieri, ma soprattutto quali sono le temperature che i diversi tipi di birra richiedono. Quando otteniamo questo risultato, proviamo una sincera soddisfazione perché il prodotto è trattato nel rispetto della passione e degli sforzi di chi lo crea. Può parlarci di qualche abbinamento gastronomico che proponete nel vostro Brewpub, e soprattutto come nasce un abbinamento gastronomico con le vostre birre? (Nel caso in cui lei non abbia un locale con annessa cucina, come consiglierebbe di abbinare le sue birre ai piatti gastronomici?) Da sempre, la cucina del nostro brew-pub propone alla clientela pietanze dove la birra svolge il ruolo di ingrediente sovrano. Le “pennette alla birra” sono in assoluto il piatto che riscuote maggior successo (favolosa la salsa bianca preparata con birra di frumento), ma per chi non ama la pasta il gulasch con patate il piatto più scelto (qui, teneri bocconcini di manzo restano immersi prima della cottura per un giorno intero nella birra scura). Questi abbinamenti gastronomici nascono spontaneamente dalla mente e dal cuore di chi pensa e vuole diffondere il concetto che la birra di qualità è una bevanda a tutto pasto, perfetta con la classica pizza e persino per una cena di classe, dall’antipasto al dessert (avete mai provato ad accompagnare un dolce con una birra fruttata di stile tipicamente belga?) Quale delle sue birre incontra il maggior riscontro del pubblico? Sicuramente la nostra “Hell”, che in inglese significa “diabolica” mentre in tedesco “chiara” appunto. Questa stile Pils molto ben luppolata trova il suo spazio e quindi il suo riscontro quasi da sola, poiché tendenzialmente il pubblico chiede la tipologia di bevanda che crede di conoscere meglio. Se si esclude quindi questa predilezione “indotta”, potrei rispondere che i consumatori sono ben disposti verso la nostra “Red” (se non mi sentisse Kuaska potrei dire rossa!), una birra di color ambrato scuro di otto gradi alcolici aromatizzata con frutti di bosco. Quale tra le sue birre non riscuote il successo che Lei sperava, e secondo Lei per quale motivo? Periodicamente proponiamo ai nostri clienti birre “speciali”. Una volta proposi una bitter ale (scura doppio malto, sette gradi alcolici, aromatizzata al cardamomo tendenzialmente di sentore amaro) e devo riconoscere che questa birra, catturò l’interesse di un pubblico che potrebbe definirsi una nicchia, non a caso dal palato culturalmente “allenato”. In Italia ci sono oltre un centinaio di microbirrerie e brewpub. Il fenomeno è sicuramente in crescita, ed è probabilmente un segnale di malessere nei confronti dell'appiattimento del gusto di alcune birre industriali. Il trend che si sta assestando è di per sé positivo, ma secondo il suo parere, verso quale crescita (non soltanto economica) si sta giungendo? Se, il fenomeno di crescita cui stiamo assistendo questi ultimi anni, sia legato necessariamente ad un indice di minor gradimento del prodotto industriale, non sono in grado di confermarlo. (Forse c’è qualcun altro che ha voglia di fare e intraprendere una strada diversa!) La crescita che si può raggiungere, secondo me, riguarda soprattutto l’aspetto della qualità e in tal senso, degustando birre lungo lo stivale, ho notato che i prodotti sono complessivamente “maturati”. Sa che il nostro portale si preoccupa di informare i suoi lettori dei benefici che questa bevanda possiede. E non ci riferiamo solo al basso contenuto calorico, ma anche alle ricerche di settore, che ne segnalerebbe delle virtù molto interessanti. Faccio anche a Lei una domanda a cui teniamo. In Spagna, che attualmente ha un consumo maggiore dell'Italia, è stato creato un Centro di Informazione Birra e Salute. Secondo Lei sarebbe possibile investire in tal senso anche in Italia, ovvero rendendo i consumatori molto più consapevole degli effetti benefici che ha questa bevanda, mettendo in risalto anche l'aspetto del consumo moderato e consapevole? Sebbene nutra qualche dubbio verso la realizzazione, certamente un’ attività informativa, che coinvolga e a suo modo consigli il consumatore nell’uso di questa bevanda, potrebbe avere il suo peso nel diffondere la corretto concetto di “birra di qualità”. Quanto importante considera lo studio del bicchiere in cui versare la birra, ovvero la scelta del bicchiere corretto per esaltare le qualità la sua bevanda? Ogni tipologia di birra da noi è proposta e presentata, oltre che a temperatura corretta, nel bicchiere idoneo ad esaltarne aspetto e qualità. Le cose buone si gradiscono prima con gli occhi e poi con il gusto no? Ha in mente per il futuro prossimo qualche nuova creazione, o qualche specialità, che vuole anticiparci? E’ già disponibile una Blanche che abbiamo chiamato Bybere (in latino “birra”) e che invito caldamente a degustare! Cosa ne pensa del mondo birrario artigianale, ovvero del modo col quale si sta procedendo, le scelte che si sono fatte in passato e se ha delle proposte per rendere i consumatori più consapevoli delle differenze radicali che esistono tra birra industriale e artigianale. Credo che grossi passi in avanti siano stati fatti per rendere il consumatore consapevole circa le diversità tra prodotto industriale e non, mi sento, però di invitare tutti i colleghi del mondo birraio ad una maggiore coesione che abbatta i muri delle “cerchie” ristrette e degli interessi personali, ma che unisca invece nel nome di questa meravigliosa passione comune per la birra.
Intervista realizzata nel mese di Novembre 2006 |
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