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Fabio Piredda

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Tel 079/2822096

E-mail: info@birrotecahamelin.it

Sito Web: www.birrotecahamelin.it

 

Intervista realizzata nel mese di Aprile 2010. Risponde alle nostre domande Fabio Piredda


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Se vi siete recati in passato a Pianeta Birra (Rimini), che opinione vi siete fatti dell'evoluzione di questo appuntamento. Secondo il vostro parere, l'evoluzione che ha raggiunto, va nella direzione di una concreta diffusione della cultura birraria o si sta sempre più appiattendo verso i grandi colossi multinazionali?

Sono stato a Pianeta Birra solo una volta qualche anno fa e ho trovato esattamente quello che mi aspettavo di trovare, ovvero una fiera. Credo che ogni tanto quando si parla di Pianeta Birra si tenda un pochino a “idealizzare” l’evento soprattutto da parte di chi, come me, ama la birra artigianale, non considerando forse che non può, e forse non deve, essere un megacapannone pieno di aziende che fanno grandi fatturati il punto di riferimento che annualmente sponsorizza la birra artigianale e il suo consumo.

Insomma, massimo rispetto per l’evento ma è sempre una fiera, e, come tutte le fiere, ha scopi promozionali e, costando tanto, è alla portata più delle grosse aziende distributrici che delle piccole realtà birraie. Ad ogni modo penso che di positivo ci sia il fatto che è pur sempre un grande punto di incontro per tantissimi addetti ai lavori e che quindi possa essere una valida opportunità per fare due chiacchiere di persona con coloro con cui si collabora lavorativamente spesso a distanza o anche solo per conoscere nuove figure legate al mondo della birra.

Conoscete eventi tipo il Salone del Gusto (ogni due anni a Torino), Cheese (ogni due anni a Bra (CN)), Expogusto o l’IBF a Milano? Avete intenzione di parteciparvi come espositori o di seguirli nei prossimi anni?

Si, conosco alcuni di questi eventi, in particolare il Salone del Gusto anche perché sono sempre stato un appassionato della birra intesa come parte integrante di una cultura gastronomica di concezione “slow food” e sotto questo punto di vista sono molto interessato da visitatore a partecipare a queste manifestazioni. Come espositore non so, dovrei capire un po’ meglio il funzionamento dei meccanismi organizzativi ma in generale, come ho già detto per Pianeta Birra, sono sempre un pochino scettico davanti all’idea che si possa effettuare una reale divulgazione della cultura del “bere bene” in occasioni così grosse, interessanti dal punto di vista delle proposte e degli incontri che si possono fare ma forse un pochino dispersive dal punto di vista della divulgazione che secondo me va effettuata con piccole e costanti iniziative territoriali che puntino a riunire pian piano gli amatori e invogliare di volta in volta prima 5, poi 50, poi 100 persone a entrare nel “nuovo mondo”.

Come è nata in Lei la passione per la birra?

Un po’ per caso. Ho fatto il cuoco in passato e mi sono sempre ripromesso un giorno di aprire una attività di piccola ristorazione o di vendita che offrisse qualcosa di estremamente diverso da quello che si trova in giro pur proponendo profumi e sapori semplici e nel pieno rispetto delle materie prime.

In questo senso ho percepito immediatamente la birra artigianale come la prima vera “novità” che avrei potuto proporre e, siccome amo cercare di conoscere le cose prima di trattarle (oltre che dopo), ho cominciato a studiare la birra e mi sono appassionato sia alle sue qualità organolettiche, sia alle diverse storie e leggende che aleggiano su di essa.

Ci può descrivere alcune tipologie di birre presenti nei vostri scaffali?

Qui si possono trovare birre ad alta e bassa fermentazione d’importazione provenienti da un po’ tutta l’Europa e dagli Stati Uniti con un occhio di riguardo verso le birre belghe e britanniche.

Quale delle birre che Lei propone, riscontra il maggior gradimento nella sua clientela?

Le birre più consumate sono decisamente le belghe e in generale le birre ad alta fermentazione “di impatto” e in questo senso le grandi belgian strong ale o tripel sono sempre molto apprezzate ma una piccola frangia della mia clientela è affezionata anche alle birre belghe più delicate e di origini un tantino più “campagnole” come le saison, oppure alle più luppolate ale britanniche.

Propone birre artigianale Italiane?

Al momento no ma è uno dei prossimi obbiettivi del nostro piccolo progetto.

Nel suo negozio c’è uno spazio dedicato alla breweriana e al collezionismo birrario?

Non vendiamo kit o attrezzature per homebrewing perché credo sia qualcosa che merita uno spazio totalmente dedicato supportato da una grande professionalità nel saper scegliere e ordinare i prodotti giusti e nel saper parlare in termini didattici o tecnici a seconda del tipo di cliente con cui si ha a che fare, di ciò che si sta vendendo. Io in questo senso ho studiato e studio la birra ma sulle modalità di preparazione mi sentirei incompetente. Per ciò che riguarda il collezionismo, vendo solo dei bei boccali tedeschi in ceramica o porcellana con coperchio in peltro e i bicchieri rigorosamente delle birre che trattiamo.

Il suo negozio si occupa prettamente di birre o anche di altri prodotti? (Vino, formaggi o altro)

Abbiamo all’interno del negozio una zona dedicata a prodotti gastronomici in conserva che ben si prestano agli abbinamenti birrai. Si va dai famosi “chutney”, ovvero le confetture inglesi a base di ingredienti dolci e salati da mangiare con formaggi, a varie salse agrodolci da carni; dai bockwurst tedeschi ai cetrioli in agrodolce, da varie senapi aromatizzate a verdure o agli sott’olio di grande qualità e una serie di piccole chicche da non perdere come i crackers inglesi aromatizzati da formaggi o le patatine inglesi artigianali in svariati gusti che ben si sposano con le ale britanniche.

Tutto rigorosamente fuori dalla grande distribuzione.

Oltre alle birre propone i bicchieri dei produttori e comunque consiglia il bicchiere giusto per ogni tipologia di birra?

Si. Disponiamo di tutti i bicchieri di birra belga sul mercato (solo delle birre da noi trattate) e di un certo numero di birre britanniche e cerchiamo sempre di far capire al cliente i criteri in base ai quali è consigliabile usare un certo tipo di bicchiere piuttosto che un altro.

In Italia ci sono oltre duecento microbirrerie e brewpub. Il fenomeno è sicuramente in crescita, ed è probabilmente un segnale di malessere nei confronti dell'appiattimento del gusto di alcune birre industriali. Il trend che si sta assestando è di per sé positivo, ma secondo il suo parere, verso quale crescita (non soltanto economica) si sta giungendo?

Credo che la crescita della consapevolezza che la birra non sia la “bevandina disimpegnante” da consumare con una pizza sia evidente e a quanto sento da colleghi e altri addetti ai lavori, è diversificata e costante dal nord al sud. Il problema è che il costo della birra artigianale italiana è ancora troppo elevato e fa si che ci sia una frattura piuttosto netta che mette da un lato una piccola frangia di amatori che la consumano e dall’altra un sempre consistente consumo di birre pastorizzate a buon mercato che dipende secondo me non solo da preferenze o non conoscenza ma anche dal momento di grande crisi che stiamo attraversando. Insomma, per farla breve, credo che il fenomeno sia in crescita ma credo che prima che si formi una vera “ossatura” di consumatori c’è ancora tantissimo da lavorare. A proposito di questo ci tengo a dire che uno dei grandi ostacoli che la produzione di birra italiana trova e sempre troverà è la sempre pressante burocrazia accompagnata da una tassazione proibitiva che non permette ai produttori di mettere le loro birre sul mercato a prezzi interessanti. Il risultato è che la nicchia con la crisi e senza incentivi, è sempre più specializzata ma è sempre più nicchia.

Effettuate vendita on line?

Si, in tutta Italia.

Il settore del Homebrewing trova spazio all’interno del suo shop? Cosa proponete ai Homebrewers Italiani?

No, come dicevo in una precedente risposta, credo che vendere attrezzature per homebrewing sia un altro mestiere e meriti ben altro che non un referente poco informato come me e uno spazio limitato come quello di cui dispongo.

In occasione delle feste natalizie proponete pacchi regalo birrari e ceste dei produttori di birra artigianale italiani e esteri?

Abbiamo delle collaborazioni con delle aziende che producono cesti natalizi in vimini, scatole di legno concepite per bottiglie da 75cl e altri supporti da regalo. Grazie a questo appoggio riusciamo a proporre nel periodo natalizio dei cesti fatti da noi che contengono birre abbinate a cosette gastronomiche o a bicchieri con relativi sottobicchieri, insomma, anche nell’ambito del Natale cerchiamo di creare dei regali artigianalmente e non usando soluzioni preconfezionate, costruendo così dei regali visivamente appaganti ma che vogliono essere nel loro piccolo dei percorsi gastronomici in tema birraio.

Avete in mente per il futuro qualche novità da segnalarci?

Stiamo lavorando sul territorio per organizzare con le piccole realtà sarde (es. le associazioni culturali di homebrewers e/o mirate alla promozione del consumo della birra artigianale come “Fermento Sardo” e “I Custodi Della Birra”) delle collaborazioni sempre pubblicizzate presso il nostro punto vendita mirate a far lievitare la cultura birraia nella nostra regione che da anni ormai è la prima consumatrice di ettolitri di birra annui in Italia. Il lavoro è molto difficile anche perché se in una regione italiana si beve tutta questa birra è anche e soprattutto perché si beve quella industriale e a buon mercato. Questo stato di cose ci porta a voler insistere nell’ardua impresa di spostare l’attenzione del consumatore medio sulla birra artigianale e, in relazione alle difficoltà oggettive riscontrate in questo momento di crisi economica, sarebbe bello convincere tutti che si può bere meno e meglio piuttosto che tantissimo e male. Tutto quello che faremo da qui in poi è orientato su questo tipo di “birra-pensiero”.

Cosa ne pensa del mondo birrario artigianale, ovvero del modo col quale si sta procedendo, le scelte che si sono fatte in passato e se ha delle proposte per rendere i consumatori più consapevoli delle differenze radicali che esistono tra birra industriale e artigianale.

Il discorso è infinito e non mi sento di avere in mano le “chiavi” per aprire la testa della gente e abituarla a una valutazione più nobile del prodotto “birra”. In generale posso dire che nell’ambito della mia esperienza sto vedendo cose buone e meno buone. Vedo dei piccoli gruppi di aggregazione come le associazioni di homebrewers che mirano non solo a produrre birra artigianalmente ma anche a divulgare il loro credo birraio con molta competenza tecnica e queste cose da queste parti e in generale in tutta Italia credo possano fare solo del bene alla birra. In prima persona sono testimone ogni giorno di clienti che cominciano a educare il loro palato provando birre diverse e lasciandosi consigliare. Ho ultimamente potuto apprezzare una consistente affluenza presso il mio punto vendita di clienti reduci da corsi per sommelier che stanno passando dal vino alle grandi birre.

Tutte cose ottime. La nota un po’ meno positiva a mio avviso è che come in tutti i settori c’è anche una tendenza a occuparsi di birra da parte di chi nella birra vede “l’affare” e si butta a pesce morto su questo mondo con la forza delle ingenti possibilità economiche da mettere in campo più che con la passione o la ricerca del perfezionamento della propria professionalità. Insomma, un po’ tutti cerchiamo di imparare giorno dopo giorno, mi spiace un pochino che ci sia anche chi non intende farlo o pensa di averlo già fatto e crea molta disinformazione circa i prodotti che tratta ma che non conosce a dovere.

Ad ogni modo in Italia la cultura della birra di qualità cresce, forse non quanto dovrebbe o vorremmo tutti noi, ma cresce e questo deve essere un grande stimolo per chiunque ami questo straordinario prodotto.

Fonte Redazionale

Luglio 2010

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