AUTOCOSTRUZIONE
ED ALTRO
a cura di Piero:
eydenet@freemail.it
Il MULINO
Il mulino e'
uno dei principali problemi dell'all-grainista. Io l'ho risolto
modificando una vecchia macchina per fare la pasta. Prima di tutto l'ho
smontata, ne ho preso i rulli e ho cercato un tornitore che me li rigasse
affinché potessero fare presa sui grani. Non e' stato facile, perché i
rulli non sono pieni e i cilindri hanno pareti piuttosto sottili. Ma alla
fine sono riuscito a convincere un tornitore a incidermeli appena appena.
Così:
Ho poi
rimontato la macchina escludendo solo due lame che - nella parte inferiore
- servono a ripulire i rulli dalla pasta.
Ho poi costruito una tramoggia con del compensato da 5 mm.
La tramoggia e'
fissata al corpo macchina tramite due elastici ricavati da camere d'aria
di bicicletta e ganci autocostruiti con fil di ferro zincato. Lo scivolo
non e' fissato, in quanto si appoggia nell'incavo sotto la testa della
macchina e scende per gravità.
Qui potete
vedere i particolari della parte inferiore della tramoggia.
Le due paretine laterali della "U" al centro della quale c'e' la fessura
da dove scendono i grani appoggiano sul corpo macchina. Il collegamento
della tramoggia con la sua base e' fatto incollando il tutto con colla
termica che serve a riempire i buchi. Gli elastici, come si vede, sono
collegati ai due triangoli di compensato che servono ad irrobustire la
struttura in senso
antero - posteriore: altrimenti essa non terrebbe.
Tutto qui: se riuscite a convincere vostra madre, moglie o nonna a
liberarsi della sua vecchia macchina per la pasta, con poche migliaia di
lire vi siete fatti un mulinetto super-efficiente e velocissimo!
Una cosa che ho
appena sperimentato, e' la necessità di una buona lubrificazione dei
perni su cui girano i cilindri.
Nella mia macchina due boccole sono in nylon, ma una e' di metallo e
l'altro giorno si era surriscaldata al punto da espandersi e bloccarsi!.
Due gocce d'olio e tutto e' tornato a posto.
In effetti il lavoro per macinare 5 kg di malto e' ben diverso dalla
preparazione di tre etti di tagliatelle!
ETICHETTE
Le etichette
sono la croce e delizia degli homebrewer. Il problema più grosso di
solito è attaccarle in modo che si stacchino poi velocemente. Un metodo
molto valido soprattutto per le Ales e' il latte. Si bagna l'etichetta nel
latte, e questa aderirà perfettamente alla bottiglia finché quest'ultima
non verrà inumidita. Per le Lager conservate in frigorifero il metodo
potrebbe non essere valido: il velo di umidità che si forma sulle
bottiglie conservate in frigorifero potrebbe essere sufficiente a staccare
le etichette. La gomma arabica sembra ancora il metodo migliore: oppure
una colla vinilica molto diluita.
Un sistema
semplicissimo ed economicissimo di etichettare le bottiglie e' di fare con
Word o programmi similari minietichette da incollare al tappo a corona. Va
bene la colla stick tipo Pritt o qualunque altra colla forte. Tanto, dopo,
le etichette si buttano con i tappi.
Non dimenticate
di segnare, oltre al tipo di birra, anche la data dell'imbottigliamento.
SOTTOBICCHIERI
Sottobicchieri
personalizzati sono altrettanto simpatici quanto le bottiglie. Un sistema
semplice per farsene un certo numero e' quello di realizzare un sandwich
composto da un'immagine personalizzata incollata a del cartone cuoio e
protetta da ambo i lati con plastica autoadesiva trasparente. Il tutto
tagliato a dimensione di sottobicchiere. Sottobicchieri così fatti si
possono utilizzare numerosissime volte, e anche se non sono assorbenti
come i sottobicchieri classici, fanno sempre bella figura!
ESTRATTO DA PANETTIERI
Molti
homebrewers utilizzano per le loro realizzazioni l'estratto il malto da
panettiere. E' un malto molto economico che permette di preparare un gran
numero di ricette con ottimi risultati. Non e' adatto solo per birre molto
chiare in quanto il suo colore naturale e' tendente al rossastro.
L'aspetto
negativo del malto da panettieri e' essenzialmente quello che .. non e'
malto per birrificazione. Le sue caratteristiche sono pertanto garantite
per l'uso per cui viene venduto, e cioè il venire aggiunto alle farine
per favorire l'azione dei lieviti (potere diastatico) scindendo i
polisaccaridi (amidi) in monosaccaridi (zuccheri). Le sue caratteristiche
birrarie passano quindi in secondo piano, e l'homebrewer non sa
esattamente che cosa ha per le mani; ad esempio da che tipo di orzo e'
stato preparato l'estratto, se sia stato usato solo orzo, o anche altri
cereali, eccetera.
Tuttavia nella
pratica i risultati sono decisamente buoni. Il problema e' come
procurarselo. I fornai infatti usano sempre piu' spesso farine già
arricchite con malto in polvere (e altri ingredienti...), evitando di
trafficare con l'estratto di malto che ha la consistenza di una melassa, e
che quindi rallenta le operazioni. Ma le ditte continuano a produrlo per
altre applicazioni, e spesso chiedendo a qualche fornaio compiacente ci si
puo' fare ordinare una latta da 25 kg con la quale sbizzarrirsi a
birrificare per parecchio tempo.
L'estratto
valido per gli homebrewer e' quello chiaro, a 8000 gradi Pollack. Due
marche che lo producono sono la Star e la Diamalt. Esiste anche estratto
di malto per fornai in polvere, ma a quanto ci consta non e' adatto alla
birrificazione, probabilmente perché già mescolato con farine.
La durata
dell'estratto da panettieri, una volta aperto il barattolo, e' stata
soggetta a discussioni anche sul NG. Io penso che, trattandosi di zuccheri
concentrati, se il barattolo viene tenuto chiuso, la melassa abbia
sicuramente durata lunga, come e forse piu' di un barattolo di miele. Per
prudenza, e' consigliabile tuttavia utilizzare il contenuto del barattolo
entro diciamo un sei mesi dall'apertura.
FAI DA TE...
Certo
l'homebrewing e' il regno del "fai da te": ma non e' il regno dei
pastrocchioni. Vi sono principianti che, presi dall'entusiasmo si mettono,
al loro primo batch, a sconvolgere tutte le regole accumulate in secoli di
esperienza birraria: igiene approssimato, attrezzatura inadatta,
temperature sconvolte a piacere, lieviti messi a bollire in acqua a
sessanta gradi, eccetera.
Ognuno e'
libero di perdere il suo tempo come vuole, ma gli esperimenti e' bene
lasciarli a chi, già esperto, modifica a ragion veduta alcune variabili
per aumentare la sua conoscenza dell'arte birraria.
In modo
particolare, chi comincia farebbe bene a usare materiale certo,
proveniente da fonti sicure, seguendo le regole (semplicissime)
codificate. E' un peccato vedere persone che si disamorano
dell'homebrewing perché hanno prodotto birra usando, ad esempio, lievito
da fornai, che non e' selezionato e che quindi non può dare una birra
buona, o addirittura tentando di birrificare con polveri lievitanti tipo "Bertolini"
o "Paneangeli", che lieviti (cioè saccaromiceti) non sono, ma
semplicemente polverine che per reazione chimica (tipo quella delle
polveri per acqua frizzante) producono nell'impasto una massa di
microbollicine che lo alleggerisce e lo fa gonfiare, ma non agisce sulla
lavorazione degli amidi e degli zuccheri.
FARSI LA BIRRA IN CASA E' LEGALE
Quanto
scriviamo in questa parte e' strettamente legato all'evoluzione
legislativa, che in Italia e' spesso farraginosa e ridondante. Non ci
prendiamo quindi alcuna responsabilità di quanto diciamo, ma invitiamo i
lettori a interessarsi personalmente.
A noi risulta che la materia sia attualmente regolata dal seguente Decreto
Legislativo: n. 504 del 26/10/95. art. 34 comma 3:
"E' esente da
accisa la birra prodotta da un privato e consumata dallo stesso
produttore, dai suoi famigliari e dai suoi ospiti, a condizione che non
formi oggetto di alcuna attività di vendita."
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