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di Michael
Jackson
slowine messaggero di gusto e
cultura numero 27, marzo 2002
The Gingerman 11
East 36th Street (tra la Quinta e Madison) Tel. (212) 532-3740 È
intitolato al protagonista del romanzo di J. P. Donleavy, un
irlandese-americano di New York. Qualche anno fa in città c’era un pub
Gingerman, ma questo è stato aperto nel 1997. È uno dei vari pub di New
York che offre una grande scelta di birre caratteristiche alla spina, in
questo caso oltre sessanta. Pur avendo una selezione più che rispettabile
di microbirrifici americani, ha un accento internazionale, dalla Irish
Stout della Murphy alle ales britanniche come Greene King Abbot,
dalla belga Maredsous alla tedesca Erdinger Dunkel. Tra i pub
multi-tap (così si definiscono i locali che offrono una vasta
scelta di birre alla spina) della città è il più centrale, vicino alla
Fifth Avenue, a pochi isolati di distanza dalla 42nd Street. E non è
riservato esclusivamente agli appassionati di birre speciali: pur
appartenendo a una nuova generazione, ha veramente il carattere di un
tradizionale saloon newyorkese. L’oste, Bob Precious, proviene da
una famiglia di New York e da bambino abitava sopra il saloon di
sua zia, che si chiamava Paddy’s. Con i suoi sei piedi e tre pollici ha la
statura, se non il peso, per fare questo mestiere. Come il protagonista di
The Gingerman, ha frequentato il Trinity College di Dublino
studiando letteratura inglese, deciso a «scrivere come Joyce», anche se le
sue pubblicazioni erano più che altro recensioni di film. A Dublino ha
bevuto in pub letterari come Davey Byrne’s e O’Donohue’s, oltre che da
Mulligan’s, celebre per la qualità della sua Guinness. Nel suo pub
Precious sottolinea l’importanza di servire la birra nel modo giusto, ma
ha un occhio di riguardo per il cibo e ammette, sia pure con riluttanza,
di servire panini e “cibo da pub”. I piatti saranno semplici, ma il locale
è davvero molto popolare, affollato da quelli che una volta si chiamavano
yuppies, ed è rumoroso nelle ore di maggiore presenza. «È un gran
posto. C’è un sacco di gente. Tutti che parlano, mi piace davvero»,
sorride Precious. Nei momenti più tranquilli, in particolare all’ora di
pranzo dei fine settimana, è un’oasi di buona birra in una zona costellata
di negozi e uffici. Il pub è molto stretto, simile a un corridoio, eppure
si trova un po’ di spazio negli angoli per una poltrona e a volte qualche
tavolo. È invece interminabile nel senso della lunghezza, con un bancone
di quindici metri, e molto alto: il rivestimento in rovere scuro arriva
quasi a due metri e mezzo di altezza e il soffitto è alto ben sei metri e
mezzo. Precious spera che la sua ristrutturazione faccia risaltare le
origini anni Venti dell’edificio. È stato un pioniere dei
multi-taps, in Texas nel 1985, dove si è interessato anche alla
Tequila, tanto che proprio di fronte al locale c’è il suo Tequila bar il
cui nome, Volcano, allude all’opera di Malcolm Lowry.
The Blind Tiger Ale
House 518 Hudson Street (all’angolo con la West 10th
Street) Tel. (212) 675-3848 Sito web:
www.blindtiger.citysearch.com Il nome nello slang americano
indica uno spaccio clandestino di alcolici. Il locale si trova a un
incrocio ben noto del Greenwich Village. Sebbene l’edificio degli anni
Venti dell’Ottocento sia stato una macelleria italiana e poi una farmacia,
prima ancora era stato un pub irlandese e ultimamente era un bar gay prima
di diventare un pub specializzato in birre dei microbirrifici americani.
Serve un paio di dozzine di birre alla spina ed è un grande sostenitore
delle birre di New York, tanto da offrire alcune delle specialità
decisamente caratteristiche dei birrifici di Brooklyn e Southampton.
L’oste, David Brodrick, è di origini celtiche del ramo scozzese, con una
remota parentela con la famiglia Gunn (il poeta Neil Gunn scrisse una
delle prime odi al whisky). Brodrick è un altro oste-scrittore; ha
studiato giornalismo, ha fatto il tassista e ha scritto tre romanzi
(ancora inediti), mantenendosi con il lavoro in un bar. Anche lui è alto
sei piedi e tre pollici, evidentemente la statura giusta per un oste; ha
aperto The Blind Tiger nel 1996, quando le birre artigianali erano in
pieno boom negli Stati Uniti. Al locale, con le sue finestre di vetro al
piombo, si accede salendo due o tre gradini dal marciapiede. All’interno
la piccola sala quadrata è trasformata in una “L” dal bancone, dietro cui
si trova una collezione di libri, comprese diverse opere sulla birra. Il
locale ha ereditato il bancone e il soffitto di stagno. Non mancano separé
e tavoli di pino costruiti personalmente da David. «Volevo dare
l’impressione che sia sempre stato qui, e voglio che duri per sempre»,
afferma. The Blind Tiger non ha una cucina, ma si può ordinare da mangiare
nei ristoranti vicini. All’ora di pranzo di sabato e domenica, quando è
particolarmente popolare il Bloody Mary, vengono offerte gratuitamente
tartine con pomodoro, scalogni e cipolle. La metà settimana ha un sapore
particolare, grazie all’abitudine di Brodrick di allestire un tavolo con
una selezione di formaggi di fattoria. A febbraio il pub propone una fiera
dei formaggi del Vermont, accompagnati da birre dello stesso Stato;
all’inizio di maggio è la volta delle birre e delle ostriche del
Nord-Ovest e a metà ottobre tocca alle birre e ai salumi del Midwest.
«Sono un proprietario di bar, non di ristorante», spiega Brodrick, «ma in
questo lavoro si è un po’ come l’anfitrione nel corso di una festa: non
vuole che gli ospiti si annoino; neanche io mi voglio annoiare, e non mi
annoio mai. Non voglio trattare i miei clienti abituali come se fossero il
mobilio, voglio offrire loro qualcosa che magari non hanno mai provato
prima, stimolarli e tenerli svegli. Mi piace la diversità delle birre
regionali, e lo stesso vale per i cibi. Abbiamo tante cose buone nelle
diverse zone del Paese. Se si opera in questo settore, si ha la
responsabilità di proporre alla gente questi piaceri».
d. b. a. (doing business as) 41 1st Avenue
(tra la 2nd e la 3rd Street) Tel. (212) 475-5097 I più appassionati
bevitori di birre speciali prediligono questo bar riservato dell’East
Village. L’edificio risale agli anni Settanta dell’Ottocento e la sala,
molto lunga e stretta, è stata utilizzata sempre o quasi come bar
nell’ultimo secolo. Negli anni Cinquanta e Sessanta il locale era noto per
il bebop e successivamente fu acquistato da una stella del baseball.
L’oste attuale, Ray Deter, ha studiato letteratura inglese e ha anche
fatto il tassista. Fu convertito alla birra dal compagno di camera Dennis
Zentek, che ha lavorato per un po’ come barista. Oggi sono soci del d. b.
a. La sala ha una parete di mattoni nudi e l’altra intonacata color
tabacco. Contiene una dozzina di tavoli con il ripiano di marmo e alcune
sedie fatte a panca che una volta erano i banchi di una sinagoga. La porta
sul retro dà su un giardino cintato, con il classico panorama newyorkese
di scale antincendio sulle pareti esterne degli edifici. Deter ha sposato
un’inglese, Cathy, e i frequenti viaggi in Inghilterra lo hanno
appassionato alle birre condizionate in fusto. Il suo bar, che ha assunto
il nome attuale nel 1994, è stato il primo a New York a servire birre
condizionate in fusto. Cercate nomi come Fuller’s, Brakspear’s e
Bateman’s. Si utilizzano tre pompe a mano di stile britannico per servire
questo tipo di birre senza pressione del gas e alla temperatura naturale
di cantina. Ci sono anche sedici spillatori tradizionali e 100-150 birre
in bottiglia. Il bar propone anche whisky scozzesi single malt e un’ampia
scelta di Tequile. Anche se a volte l’East Village è considerato un
quartiere dove gli affitti sono bassi, la cosa è sempre stata relativa e
comunque non è più vera. Deter e Zentek hanno dovuto faticare sul piano
economico per aprire il loro bar, ma fin dall’inizio avevano l’obiettivo
di dirigere «un locale di quartiere che offrisse il meglio di tutto».
«Volevamo fare le cose in grande», spiega Deter, «e abbiamo mantenuto la
decisione. Questo è un posto per gente a cui piace bere bene. Penso che
abbiamo cercato di creare il tipo di bar che ci piacerebbe se fossimo
clienti. Qualche volta, in un passato non troppo remoto, la parola “bar”
indicava un posto anonimo in cui si andava per scomparire. Oggi il bar è
un posto dove sei contento di essere notato. Abbiamo vetrine che danno
sulla strada grandi quanto il locale. La luce è soffusa ma non è buio
pesto; non è un posto per ragazzi. C’è musica, ma non a volume troppo
alto. I prezzi sono ragionevoli, ma i prodotti che offriamo sono troppo
cari per i ragazzi. È un locale per adulti». Il mantra di Deter è «sono un
barista. Sono un barista e non dirigo un pub, ma un bar». E, prima di
approfondire la distinzione, aggiunge: «Sono un barista. Non gestisco un
ristorante. Non devo preoccuparmi di ordinare altro che birra, vino e
superalcolici». I clienti possono ordinare nei ristoranti
vicini.
Pubs di New York City I miei
preferiti
Upper East Side Kinsale Tavern 1672 Third Ave (fra la 93rd e
94th Street) Tel. (212) 348-4370 Irish bar con una bella selezione
di birre.
Midtown Heartland
brewpub 285 6th Ave, alla 51st Street Tel. (212)
582-8244 Anche nella 43rd Street e nei locali originali a Union
Square.
West Village White
Horse 567 Hudson St (a pochi isolati dal Blind
Tiger) Tel. (212) 243-92600 Un luogo letterario: qui beveva Dylan
Thomas.
Brooklyn Mugs Ale
House 125 Bedford Ave Tel. (718) 384-8494 Comodo per
visite alla Brooklyn Brewery.
Waterfront Ale
House 155 Atlantic Avenue Tel. (718) 522-3794 Anche a
Manhattan, 540 Second Ave, 30th Street
Giugno 2005 |