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Fonte
slowine
messaggero di gusto e cultura
numero 37, marzo 2003
|
Lambic, i birrifici
Ulteriori info
sul sito di Riccardo Corbo -->
http://isour.jimdo.com
Le notizie
più positive nel mondo delle Lambic negli ultimi anni sono state la comparsa
di un nuovo birrificio, Drie Fonteinen (in precedenza assemblatore, caffè e
ristorante), di un nuovo assemblatore, De Cam, e l’affacciarsi di una nuova
generazione decisa a portare avanti la produzione di birra alla Oud Beersel
e l’assemblaggio alla Hanssens. Questi quattro produttori, insieme con Boon,
De Keersmaeker, De Troch, Lindemans e Timmermans, fanno parte della nuova
Hoge Raad voor Ambachtelijke Lambikbieren (Corporazione dei produttori di
Lambic), conosciuta con l’acronimo Horal. Tra le sue attività figura un Tour
de Gueuze biennale, durante il quale alcuni autobus fanno il giro dei
birrifici associati. Nel 2000 l’associazione ha collaborato con la Provincia
del Brabante fiammingo per la pubblicazione del volume Lambi(e)k en
Gueuze di Jef Van den Steen. Questo libretto illustrato, pubblicato in
origine in fiammingo, contiene anche ricette di piatti preparati con birre
Lambic e un breve saggio sulla regione.
Boon
Si trova proprio a Lembeek. In origine sorgeva sul sito che aveva ospitato
un birrificio e distilleria di campagna già nel 1680. Il proprietario René
De Vits, assemblatore di Lambic, nel 1977 è andato in pensione e ha venduto
l’azienda a Frank Boon, allora anch’egli assemblatore. Boon si è trasferito
in un edificio più spazioso e ha cominciato a fabbricare birra. Oggi dirige
il birrificio che fa parte del gruppo Palm. Quando è entrato nel settore, i
birrifici chiudevano per mancanza di eredi; i proprietari non avevano figli
oppure questi non ambivano a un lavoro duro che dà ricompense modeste: la
Lambic richiede più tempo di ogni altra birra per essere prodotta ed è
particolarmente difficile da vendere, data la complessità del gusto. Boon ha
rivitalizzato il settore, di cui è diventato un abile portavoce. Crede
fermamente in certe tradizioni e utilizza una mistura rigorosamente torbida,
ma non crede che la Lambic fosse acida e asciugante come vorrebbero alcuni
puristi.
La sua Oude Lambik vanta un’eccellente complessità, con una nota tostata
vinosa che ricorda lo Chardonnay. La Oude Gueuze (6,5 per cento di alcol in
volume) è speziata (zenzero?), con una certa dolcezza a metà palato. Le
Lambic vecchie che gli piacciono di più sono assemblate per produrre la
Gueuze Mariage Parfait. La Oude Gueuze Mariage Parfait (con una densità di
16 Plato e alcol in volume dell’8 per cento) ha un aroma di menta e un
attacco morbido e dolcino, aromi di vaniglia del rovere americano a metà
palato, un’intensità che emerge gradatamente e acidità nel finale.
Si possono organizzare visite tramite l’Ufficio del turismo della valle
della Zenne e del Payottenland, nella vicina cittadina di Halle. Tel. 02 356
42 59.
Cantillon
Questo attivo birrificio-museo si trova a Bruxelles, al 56 di rue Gheude,
Anderlecht (tel. 02 521 2891), non lontano dalla Midi Station dove arriva l’Eurostar.
La famiglia Cantillon in origine produceva birra a Lembeek e giunse a
Bruxelles nel 1900. Il suo discendente Jean-Pierre Van Roy è un purista e un
difensore schietto e tenace delle Lambic estremamente secche, anche se i
suoi ultimi prodotti sono meno aggressivi e più citrini. Mentre la Lambic
non assemblata di solito si trova solo alla spina, Cantillon imbottiglia le
vecchie annate, quasi prive di anidride carbonica, con l’etichetta
Bruocsella Grand Cru.
Chi visita il birrificio può degustare i prodotti e acquistarli. C’è sempre
qualche novità: in un’occasione ho assaggiato un prodotto chiamato Iris, una
birra di puro malto fatta con luppoli freschi ma con fermentazione
spontanea, nello stile di una Lambic. Aveva un leggero aroma affumicato,
fenolico, un palato untuoso con sapore di frutta secca e un finale secco
marcato dal legno. L’intento era far rinascere una specialità di Bruxelles
rappresentata storicamente da una birra un tempo popolare chiamata Jack-Op.
Cantillon produce anche alcune delle birre di frutta più secche e più
autentiche (vedi la Kriek e la Lambic). Utilizza un’interessante varietà di
legni, tra cui botti del Porto.
De Keersmaeker
(«Mort Subite»)
Il famoso caffè di Bruxelles «Mort Subite» (Morte improvvisa), non lontano
dalla Grand’Place, dà a questo birrificio il nome più conosciuto e celebre,
anche se sarebbe più appropriato chiamarlo «Lunga vita»; il birrificio vero
e proprio si trova nella zona nord-orientale della città, a Kobbegem nel
Payottenland. In passato gran parte di quest’area era di proprietà
dell’abbazia di Affligem. Una famiglia di nome Van Der Hasselt produceva
birra qui già nel 1604 e quasi 400 anni dopo mi sono trovato a parlare con
Bernadette Van Der Hasselt, discendente della famiglia, che si occupa del
controllo della qualità nel birrificio. Ho visto i libri mastri del 1721 –
tra le cui note si trovavano formulazioni per l’uso della Lambic per curare
disturbi di cavalli e bovini –, un manoscritto relativo all’acquisto di un
mulino firmato nel 1780 a nome dell’arciduchessa Maria Teresa e un altro
dell’anno seguente che portava il sigillo di cera dell’imperatore Giuseppe
II. Il birrificio è stato guidato per cinque generazioni dalla famiglia De
Keersmaeker, anche se negli ultimi anni è entrato a far parte del gruppo
Alken-Maes, oggi di proprietà di Scottish and Newcastle.
Questa azienda è stata a lungo associata al caffè della famiglia Vossen a
Bruxelles: costruito intorno al 1880, fu ristrutturato nel 1926 ed è un
classico di quell’epoca. Chiamato in origine «La Cour Royale», era il luogo
d’incontro preferito del personale della Banca Nazionale e dei giornalisti
di «La Libre Belgique», che lì giocavano a dadi. Quando uno di loro era
richiamato con urgenza in ufficio, il gioco era concluso con la «mort
subite», che finì per diventare il nome del locale. Si trova al numero 7 di
rue Montagne aux Herbes Potagères e serve tuttora le birre del birrificio.
Le birre del caffè sono le versioni addolcite, filtrate e pastorizzate che
hanno larga diffusione. Il birrificio produce anche una Lambic vecchia dalle
note lievemente erbacee (issopo, a detta di un appassionato).
Drie Fonteinen
Il luogo d’incontro preferito dagli appassionati di Lambic è questo
caffè-ristorante, da lungo tempo assemblatore e oggi birrificio, nella
graziosa cittadina di Beersel, a una decina di chilometri da Bruxelles, che,
quando era un centro rurale, era famosa per i ciliegi e in passato vantava
almeno una dozzina di caffè che assemblavano la propria Gueuze e producevano
Kriek.
«Le Tre Fontane» (3 Teirlinck Plein, tel. 02 331 06 52; fax 02 331 07 03)
risale al 1887 e fin dai primi giorni ha assemblato le sue Gueuze. È in mano
alla stessa famiglia, i Debelder, dal 1953. La piazzetta in cui si trova
prende il nome dal poeta, romanziere e commediografo Herman Teirlinck, cui
si attribuisce il merito di aver convinto il proprietario del caffè, Gaston
Debelder, a continuare ad assemblare Gueuze in un periodo in cui l’interesse
per questa birra sembrava in declino. Qui è possibile bere birra con pane e
formaggio oppure consumare un pasto completo, con piatti che vanno dallo
stoemp (la versione fiamminga del fritto di carne e verdure) alle cozze
preparate con Gueuze o la gallina faraona con Kriek.
Durante una visita ho avuto l’opportunità di assaggiare una Gueuze
assemblata da Gaston Debelder nel 1972 e servita tre anni dopo al matrimonio
del figlio Armand. Era delicata, lievemente oleosa ed elegante.
L’assemblaggio conteneva Lambic di Girardin, Lindemans e De Neve,
quest’ultimo scomparso da tempo. Alla fine degli anni Ottanta, Gaston ha
cominciato a insegnare ad Armand l’arte dell’assemblaggio e nel 1991 gli ha
ceduto le redini dell’attività. Armand si è specializzato nell’uso di botti
della Côtes de Nuits: va in Francia, annusa le pièces e sceglie
quelle che a suo giudizio daranno la migliore Gueuze.
La Lambic di Drie Fonteinen presenta aromi robusti, un fruttato che ricorda
l’albicocca, una buona vaniglia del rovere, un tocco di Jerez e un’ottima
lunghezza. Il caffè offre inoltre una Faro, a base di Lambic maturata per un
anno in pièce e addolcita con zucchero candito. Una Gueuze vecchia
assaggiata nel 2001 aveva lo stesso fruttato e la stessa vaniglia del
rovere, soprattutto al naso, al punto da ricordarmi un Bourgogne. Le stesse
caratteristiche si ripresentavano sul palato, con un tocco di crema al
limone e una grande richezza aromatica che sfociava in un finale asciutto
con invitanti note di frutta secca.
Girardin
Un birrificio di campagna in quella che era la tenuta di un aristocratico, a
St Ulriks Kapelle. La produzione iniziò nel 1845 come parte della tenuta del
nobile. I Girardin ne sono proprietari dal 1882, da quattro generazioni.
Dopo anni di vane richieste, mi è stato concesso di visitare il birrificio
nel 1993. Louis Girardin aveva allora 69 anni e lo conduceva con la moglie
Jacqueline e i figli Paul e Jan, senza alcun dipendente. Il suo
conservatorismo rurale si traduceva tra l’altro in diffidenza nei confronti
dei ficcanaso stranieri con i capelli lunghi. È stata una visita memorabile
e mi ha rattristato apprendere della morte del signor Girardin mentre mi
trovavo a un festival della birra nel 2000. Per fortuna la sua famiglia
porta avanti l’azienda. La Girardin coltiva da sé il frumento, produce la
Lambic d’inverno e una Pils d’estate. Per la Lambic utilizza il 40% di
frumento e dispone tuttora di una macina di pietra. C’è ancora un tino di
ghisa aperto per la fermentazione e un bollitore rivestito di mattoni, anche
se al momento della mia visita era appena stato installato un impianto più
moderno. Gli incontentabili Girardin hanno anche due vasche aperte per il
raffreddamento, una nella soffitta e l’altra a livello dei locali di
produzione.
Lavorano con un metodo davvero artigianale e le birre secche e rotonde con
il carattere del frumento hanno una complessità apprezzata da tutti gli
appassionati di Lambic tradizionali. Louis Girardin mi offrì per prima una
bottiglia conservata nella sua cantina per cinque mesi, in cui trovai una
notevole combinazione di intensa secchezza e morbidezza. Poi andò a prendere
una bottiglia di tre anni, una delle birre più complesse che abbia mai
assaggiato. Gli aromi e i sapori che sprigionava mi ricordavano la polvere
di talco, la segatura di legno di cedro appena tagliato, il fieno, le mele,
il sidro e uno Jerez Oloroso secco.
Gli assemblatori di Gueuze
Tradizionalmente, i produttori di Lambic vendevano birra semi-finita a
stabilimenti che effettuavano solo la fermentazione. Vendevano insomma il
mosto di malto, un po’ come un torchio che pigia le uve per diversi
produttori. I birrifici vendono il mosto anche agli assemblatori, come
vendere il vino di una vigna a una casa di Cognac. Né l’una né l’altra
pratica sono comuni nella produzione di altre tipologie di birra, ma la
Lambic è speciale in virtù della sua fermentazione e la Gueuze, di stile
affine, per l’assemblaggio. In genere gli assemblatori usano le proprie
botti; fermentano e maturano il mosto per un periodo che va da uno a tre
anni nel solito modo. Le Lambic risultanti, giovani e vecchie, sono quindi
mescolate e imbottigliate; dopo qualche mese di bottiglia il «taglio»
acquisisce la sua armonia e si sviluppa la carbonatazione.
De Cam
Nel grazioso villaggio di Gooik, nel cuore della regione tradizionale, una
fattoria-castello del secolo XVII che molto tempo fa ospitava un birrificio
di Lambic, De Cam, ha riscoperto la birra nel 1997. Willem, figlio del poeta
Van Herreweghen, utilizza uno degli edifici come cantina per assemblare la
Gueuze. Si trattava di un’attività a tempo parziale, poiché lavorava come
direttore di produzione alla Palm, un birrificio di discrete dimensioni. Va
sottolineato che commissionava le botti per la De Cam che, cosa ancora più
sorprendente, erano fatte sulla base di un disegno tedesco degli anni
Sessanta dell’Ottocento. Venivano incredibilmente ricavate dalle vasche di
maturazione in rovere usate in passato per la Pilsner Urquell. Tutte le 45
botti usate sono di questo tipo. Sono allineate dietro una finestra, con una
disinvolta insegna al neon. Il tutto sembra assai distante da Bruegel,
impressione rafforzata dall’assemblatore, Karel Goddeau, poco più di
vent’anni, volto incorniciato da lunghi riccioli biondi.
Goddeau lavora «di giorno» alla Proef, forse il più moderno birrificio del
Belgio, dove produce una gamma vastissima di tipologie; ha una passione per
la Gueuze da quando gli è capitato di bere una Girardin a 15 o 16 anni. Ha
frequentato una scuola per birrai per quattro anni, restando però deluso
dalla mancanza di letture sulla fermentazione spontanea. Nei primi
assemblaggi De Cam usava le Lambic di Boon, Girardin e Lindemans, mentre
oggi ha una propria Lambic prodotta a Drie Fonteinen. Un primo
imbottigliamento degustato alla cieca si è guadagnato critiche entusiastiche
per la complessità e la secchezza. Era fortemente dissetante e carico di
aromi intensi, in particolare pompelmo e uva spina.
Le birre si possono trovare nell’adiacente Volks Café De Cam (57 Dorps
Straat, tel. 02 532 21 32, chiuso lunedì).
Hanssens
In origine era un birrificio chiamato St. Antonius, aperto nel 1896;
produceva una birra da tavola scura e Lambic. I bollitori di rame furono
prelevati dall’esercito tedesco durante la prima guerra mondiale per farne
munizioni e la produzione si interruppe. Dopo la guerra iniziò l’attività di
assemblaggio e per decenni l’azienda godette di ottima reputazione per le
sue Gueuze; negli ultimi anni ha fatto proseliti negli Stati Uniti. Il
futuro dell’azienda si è fatto incerto nel 1999, quando la terza
generazione, rappresentata da Jean Hanssens, ha manifestato l’intenzione di
cessare l’attività. I salvatori sono stati Sidy, la figlia di Jean, e suo
marito John, appena si sono resi conto che questo lavoro non avrebbe
assorbito tutto il loro tempo.
La Hanssens produce 70 botti da poco meno di 600 litri all’anno, ma nelle
cantine le botti sono molte di più, dato che una parte della birra matura
per tre anni. Ogni assemblaggio è fatto con quattro o cinque botti. Sidy mi
ha detto che non opera in base a una ricetta predefinita ma per acquisire un
determinato gusto. Salvo confessare che non vuole una Gueuze acida, tutto
ciò che ha saputo dirmi circa il carattere della sua birra è stato: «Quando
la bevo, voglio sentire il sapore della regione». Al momento della mia
visita c’erano 30 000 bottiglie in sedici «caves»; ne ha prese alcune ed è
passata in casa per assaggiarle.
La Hanssens Oud Gueze ha un carattere terroso, con un fruttato complesso che
mi ha sempre ricordato il rabarbaro. Altri degustatori hanno parlato di
melone e perfino di ananas.
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