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Birra, e vuoi sapere cosa bevi In Italia 170 marchi diversi e una gran voglia di pasteggiare al ristorante con bionde, rosse e nere
Tanto?
Non ci vuole poi molto, bastano due lattine da 33 centilitri e ci siamo
senza accorgercene. Crescono i siti dedicati, ad esempio
www.mondobirra.org/micro.htm , le offerte, con i
supermercati a farla da padrone (il 53,7% della birra è venduta lì, dato
in crescita, contro il 38,5% di bar, pizzerie e ristoranti, dato in
discesa), escono guide e cresce il collezionismo, riparte la produzione
alla Pedavena, www.birreriapedavena.info, vicino Feltre in Veneto,
proliferano i microbirrifici riconducibili a Unionbirrai,
www.unionbirrai.com . L'ultimo è stato inaugurato a
fine giugno a San Cassiano di Moriano in provincia di Lucca, il Bruton,
che tra i padri ha anche un produttore di vino, Agostino Lenci, titolare
dell'azienda vitivinicola Fattoria di Magliano in Maremma. E a Spigno
Saturnia, in provincia di Latina, ecco Top Malto. Si tenga ad esempio conto che 7 italiane su 10 non bevono birra. I colossi, riuniti in Assobirra, si chiamano Heineken, 34% della produzione nazionale grazie anche alla Moretti, Peroni con il 25, Carlsberg con il 9 e Inbev (sue Leffe e Beck's) con il 7, quinto associato la Teresianer per un totale di 16 stabilimenti sul suolo nazionale che danno lavoro a 25mila persone. Siamo i noni produttori dell'Unione Europea dopo Germania, Regno Unito, Spagna, Polonia, Francia, Repubblica Ceca, Olanda e Belgio. Non sorprende, visto che l'inasprimento fiscale negli ultimi due anni ha portato a una contrazione della produzione, scesa da 13,1 milioni di ettolitri del 2004 a 12,7 nel 2005. È aumentata l'importazione, da 4,8 a 5,2 milioni, soprattutto da Germania, Olanda e Danimarca, segno che la birra piace e che non andrebbe tartassata, ma assecondata nella crescita per non frenarla. La Makno, in collaborazione con Assobirra, ha studiato la realtà confermando quello che è nell'aria, il desiderio degli appassionati di saperne di più, di andare al ristorante e di avere anche una carta delle birre e così via. La decima indagine ha interessato 1.998 persone in maggiore età. Ha detto Mario Abis, presidente della Makno: «Nel '97 appena il 34,8% diceva che prestava attenzione al valore della birra in sé, ora siamo al 54,5». Questa dato va a braccetto con un altro: il 17,4 la beveva per abitudine, adesso appena il 5,1. Insomma, quasi più nessuno procede per forza di inerzia. Addirittura, il 22,1% la beve da solo, la degusta come fosse un grande rosso o un vino da meditazione. E sempre più clienti al ristorante apprezzano il sommelier che va oltre il vino e propone una birra tanto che il 47,5 vorrebbe una carta specifica. Rognone, ricci e birra? Succede da Cracco-Peck a Milano così come al Piccolo Lago di Verbania c'è una carta che attinge da ben 102 microbirrifici. Un pioniere dalla birra nella ristorazione è Lucio Pompili del Symposium a Cartoceto nelle Marche e un fedelissimo Marco Bistarelli del Postale a Città di Castello in Umbria che, eletto presidente dei giovani ristoratori, www.jre.it, ha convinto tutti gli iscritti a imitarlo. E Marco Bolasco, direttore della guida del Gambero Rosso, massimo esperto di birra tra i critici gastronomici, si ricorda come nel '98 Giorgio Pinchiorri gli disse che la birra non sarebbe mai entrata nella sua enoteca a Firenze, cosa invece successa da poco per il semplice motivo che solo gli sciocchi non fanno i conti con la realtà. Ci si può solo augurare che non spuntino i tromboni capaci di distinguere mille e un retrogusto, magari riciclatisi dal mondo del vino, abbandonato dopo averlo reso insopportabile. Fonte Paolo Marchi da Il Giornale Luglio 2006 |
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