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Biocarburanti, in Usa si viaggerà a birra, in Europa a vino

Un pieno di birra o di vino. E questo presto potrebbe diventare realtà.
Uno dei più grandi produttori di birra americano, la Coors Brewing, sta mettendo a punto un processo di produzione della sua bevanda in grado di produrre dagli scarti circa 5,7 milioni di litri di etanolo da utilizzare per l´autotrazione.

Come l´etanolo infatti, la birra è un alcool e, con le stesse modalità con cui i motori possono già viaggiare con il bioetanolo, secondo gli ideatori del priogetto si dovranno apportare solamente alcune piccole modifiche. «In sostanza prendiamo un flusso sprecato e lo convertiamo in un flusso di reddito - ha dichiarato Steven Wagner, vicepresidente della società di ingegneria Merrick&Company che sovraintende al processo».

Nello stesso tempo, sul nostro continente, il Comitato di Gestione vino della Commissione europea di Bruxelles sta pensando di utilizzare gli eccessi di produzione come biocombustibile (distillazione di crisi). Già dal 1982 in Europa (soprattutto in Francia e in Italia) si è avuta una sovrapproduzione costante di vino e, quest´anno, infatti la Comunità Europea vuole destinare e trasformare 6 milioni di ettolitri di vino in alcool industriale o biocombustibile, per non competere sul mercato del vino.

Se il provvedimento sarà approvato, per la Francia potranno essere conferiti alla distillazione di crisi un quantitativo massimo di 1,5 milioni di ettolitri di vino da tavola e di 1,5 milioni di ettolitri di vino di qualità. In Italia farà questa fine un quantitativo massimo di 2,5 milioni di ettolitri di vino da tavola e per 100.000 ettolitri di vino di qualità.

«La distillazione di crisi sta diventando un elemento tristemente ricorrente nella nostra organizzazione comune di mercato per il vino - dice Mariann Fischer Boel, commissario responsabile per l´agricoltura e lo sviluppo rurale - Si offre un aiuto temporaneo ai produttori ma non si affronta il nodo del problema, e cioé che l´Europa produce troppo vino per il quale non c´è alcun mercato».

Fonte greenreport.it

Luglio 2006

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