Una veglia di Natale diversa dalle tradizionali. Senza nulla
togliere alle esperienze promosse nel passato, la manifestazione
di venerdì 17 dicembre a Feltre non sarà facilmente dimenticata.
Non la dimenticheranno le centinaia di persone che hanno dato vita
prima a una fiaccolata per le vie della città, poi ad un momento
di preghiera e di ascolto nella Cattedrale.
Per tutti un invito a riscoprire la sacralità del Natale, della
nascita salvifica di Cristo che ha segnato la storia del mondo, ma
anche un invito alla condivisione, alla solidarietà verso il
prossimo. In questo caso gli operai della fabbrica di birra di
Pedavena, che vedono compromessa la sicurezza del loro lavoro e
con essi tanti altri che avvertono il peso della crisi e la
precarietà dell’occupazione. Problemi che oggi sono sentiti non
solo dai sindacati, ma dalla società civile e da quella religiosa.
Proprio la Diocesi di Belluno-Feltre, la Commissione per la
pastorale del lavoro e l’Azione Cattolica sono state in prima fila
nell’organizzare una veglia di Natale all’insegna della dignità
dell’uomo e del lavoro. Temi sui quali non hanno senso distinzioni
di sorta perché esistono valori e sentimenti condivisi da tutti:
un patrimonio ideale che è giusto difendere nel momento in cui
viene messo in discussione. La minacciata chiusura della fabbrica
Heineken di Pedavena colpisce il diritto al lavoro dei dipendenti
e insieme tradizione, professionalità, senso del dovere,
attaccamento alla propria terra che sono vissute come espressioni
essenziali dalla comunità feltrina.
Ecco perché
alla manifestazione dello scorso 17 dicembre si è registrata una
partecipazione corale, del vescovo Giuseppe Andrich, di sacerdoti
e di suore, del presidente della provincia Sergio Reolon,
dell’onorevole Italo Sandi, di sindaci e amministratori, di
operai, di giovani dell’Azione Cattolica, di rappresentanti del
mondo del volontariato. Un’adesione libera, nata da una semplice
consapevolezza: il dovere di una testimonianza, di un’attenzione
verso chi vive la precarietà
del proprio lavoro, del proprio futuro.
E così sono stati accantonati
individualismi, divisioni, incomprensioni, indifferenza e
scetticismo per dare spazio, una volta tanto, a valori più
autentici, quelli della solidarietà e dell’aiuto al prossimo in
difficoltà. Valori umani e cristiani, di cui si è fatto interprete
il vescovo Giuseppe Andrich che ha presieduto la preghiera nel
Duomo di Feltre.
Ma se n’è fatto interprete anche un bambino di 12 anni, Michele,
che ha confessato di essere contento perché ora la mamma sta più a
lungo in casa. Per poi aggiungere: “sarei più contento se sul suo
volto, con la sicurezza del lavoro, tornasse a risplendere il
sorriso”. Una speranza che è di tutta la comunità che con questa
iniziativa ha voluto uscire allo scoperto, testimoniare i valori
in cui crede, battersi perché essi siano rispettati. Una comunità
che ha dato prova di sensibilità, di coraggio e di fermezza: i
problemi devono essere affrontati e risolti, soprattutto da chi ne
ha la possibilità. Un appello dunque ai politici, agli
amministratori, a chi ha in mano le leve del potere economico.
Nessuno si deve sentire escluso, nessuno si può sentire estraneo
quando in gioco ci sono le prospettive di sviluppo e di crescita
del Comprensorio feltrino.
Per tante ragioni,
per i sentimenti che l’hanno accompagnata, quella di venerdì 17 è
stata una grande manifestazione sociale, civile e religiosa, un
segno di speranza per il futuro, un’occasione felice per ricercare
assieme soluzioni comuni. Quelle che rispondano alle aspettative
della gente.
( Gabriele Turrin )
FELTRE - PRIMA DELLA VEGLIA IN DUOMO
Una scia di 500
candele ha illuminato la notte. In tanti per esprimere
solidarietà ai lavoratori delle aziende in difficoltà del
Feltrino
Una scia di oltre cinquecento candele
ha illuminato venerdì 17 la notte di Feltre. Adulti, anziani
e bambini, insieme per esprimere solidarietà ed affetto ai
lavoratori delle aziende in difficoltà del feltrino.
Partito alle 20 dal Monumento ai
caduti il lungo corteo ha attraversato il centro cittadino
in silenzio. Un’assenza di suoni per affermare il diritto di
ciascun uomo ad avere un lavoro e per testimoniare con
l’improvvisa immobilità della città la sua solidarietà ai
tanti lavoratori dal futuro incerto. A loro, assiepati in
Duomo durante la veglia seguita alla fiaccolata, si è
rivolto il vescovo: “vogliamo che in questa terra ci sia un
futuro per noi e le prossime generazioni. Che Gesù possa
ricordare a chi guida l’economia e la politica che al centro
di ogni decisione vi può essere solo l’uomo”. E ha
continuato: “Io e tutta la Chiesa vi siamo vicini. Che le
luci accese questa sera siano il simbolo del nostro
camminare insieme”.
Ma è un percorso fatto di inquietudini
e paure quello che i lavoratori feltrino stanno vivendo.
“Non avrei voluto essere qui questa
sera Signore - prega una lavoratrice del settore occhialeria
magari a casa, dopo una giornata passata ad azionare
macchinari. Con le narici ancora intrise di quell’odore di
nuovo che sanno gli occhiali appena fatti. Ce l’ho
nell’anima quell’odore Signore, e non se ne vuole andare.
Anche adesso che i portoni del mio laboratorio sono chiusi.
Anche adesso che ho il tempo per annusare il resto del
mondo”.
“Signore, non
ho altro da offrirti che le mie mani - le fa eco Bruno,
dipendente della Birreria Pedavena - mani che sanno
dell’aroma di luppolo e malto. Fa o Signore che possano
continuare ad essere utili agli altri. Che i nostri figli
abbiano ancora la possibilità di conoscere e scegliere
questo nostro lavoro di birraio e che ovunque arrivi questa
nostra supplica possa ricordare agli uomini la laboriosità e
la passione che anima nel lavoro le genti di questa nostra
bella terra”. “Tu che sei capace di giungere al cuore di chi
nel mondo della politica e dell’economia ha il potere e la
responsabilità di decidere - prega Licia, disoccupata dell’Orlandi
- fa loro tessere la trama di un nuovo futuro”. Il domani di
Licia è anche quello di Michele, suo figlio di dodici anni.
Anche lui ha qualcosa da raccontare ed al microfono legge la
sua lettera a Gesù bambino. “Perché tu possa ridare un
lavoro alla mia mamma - dice - così che lei e il papà
potranno tornare a ridere”. Ed aggiunge - “Ti faccio spedire
questa lettera dal Vescovo, così magari arriva prima in
paradiso”.
Scrosciano gli
applausi nella chiesa gremita, mentre il Vescovo abbraccia
commosso Michele. Nella certezza che in paradiso quella
lettera c’è già arrivata. ( Laura Pontin )
Silenzio e speranza per la fiaccolata
Silenzio
e speranza. Questi gli auspicati protagonisti della
fiaccolata che venerdì 17 ha preceduto l’incontro di
preghiera nel Duomo di Feltre. Silenzio - precisa
Giovanna D’Agostini, coordinatrice della veglia di
Natale per conto dei lavoratori Heineken di Pedavena
perché dopo tante parole dette e urlate su quanto sta
accadendo al mercato del lavoro feltrino, evitare ogni
clamore è una forma di rispetto e un invito
all’ascolto di tutte le voci finora non udite.
Sono
personalmente convinta che silenzi come questi -
sottolinea D’Agostini colpiscano più di una parola
urlata alle orecchie di chi è abituato ad ascoltare
poco gli altri.
In
questo senso anche dedicare la fiaccolata e la
successiva veglia alla speranza è un chiaro messaggio,
rivolto a tutti coloro che finora hanno preferito
ignorare quanto stava accadendo nella convinzione che
non li riguardi.