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Ora è ufficiale: la Peroni chiude, ai dipendenti liquidazione extra
 

Stabilimento birra Peroni di Miano: i dirigenti del gruppo Peroni-Miller ne ufficializzano la dismissione durante l’incontro di ieri mattina in Prefettura. Nel tentativo di un salvataggio in extremis, l’assessore comunale allo Sviluppo, Nicola Oddati, chiede l’intervento del Governo. Per i dipendenti che resteranno senza lavoro si ipotizza una liquidazione extra, il cui importo dovrebbe essere di circa 45 mila euro. Adesso è ufficiale: lo stabilimento della birra Peroni di Miano chiuderà fra breve i battenti. A margine del vertice di ieri mattina in Prefettura, i dirigenti del gruppo Peroni-Miller comunicano che le contrazioni del mercato italiano e l’esigenza di una razionalizzazione impongono la dismissione patrimoniale dell’insediamento cittadino. Una decisione, stando ad alcune indiscrezioni emerse nel corso dell’incontro (e non smentite), voluta soprattutto dai vertici della SabMiller di Johannesburg, il nuovo socio di maggioranza subentrato il 14 maggio scorso con l’acquisizione del 60 per cento delle quote azionarie. E per i centoventi lavoratori dipendenti, adesso, si profilano due scenari: una liquidazione di circa 45 mila euro oppure l’assorbimento presso una delle altre tre sedi nazionali (Roma, Bari, Padova). “Quello che più mi preoccupa — spiega l’assessore comunale allo Sviluppo, Nicola Oddati — è la constatazione che ogni decisione sarà presa fuori dall’Italia e al di sopra di una obbiettiva valutazione sulla produttività dell’impianto in questione”. E proprio per questo motivo Palazzo San Giacomo intende chiedere al Governo nazionale di farsi parte attiva nella vicenda. “Contestualmente — precisa Oddati - chiamiamo i vertici nazionali di Confindustria e dei sindacati a contribuire e ad aprire una vertenza per evitare il depauperamento dell’apparato produttivo, tanto più condividendo le parole pronunciate da Montezemolo a Capri, circa la necessità di investire al Sud”.  Per il presidente della commissione Urbanistica del Comune, Raffaele Ambrosino (Fi), però, la conclusione della multinazionale sudafricana non fa che confermare le disattenzioni dell’assessore al ramo e del sindaco, Rosa Russo Iervolino, su quanto accade alla vita produttiva del territorio partenopeo. “Poiché è dal marzo scorso — sottolinea Ambrosino - che richiedo la riunione della commissione consiliare Sviluppo e innovazione per discutere della questione, considerata allora inattendibile, e poi concretizzatasi in virtù dell’assoluta mancanza di monitoraggio da parte dell’amministrazione”. Intanto, il destino dello stabilimento della periferia Nord, sino a ieri responsabile del 25,5 per cento dell’intera produzione nazionale, suscita ulteriori apprensioni. La futura destinazione dei circa 100mila metri quadri interessati alla dismissione, è suscettibile, secondo il nuovo Piano regolatore cittadino, di un ampliamento volumetrico del 20 per cento. Un dato che per il presidente della circoscrizione di Miano, Francesco Mattiucci, basta da solo a far temere possibili speculazioni edilizie, quando non disastri urbanistici. “Occorre, sin da subito, un intervento degli assessorati Periferie, Sviluppo e Urbanistica — ammonisce il leader del parlamentino di quartiere — per comprendere le possibili assegnazioni dell’area e, soprattutto, in che modo si intende procedere, a questo punto, per evitare il decadimento totale dei già esigui progetti di rivalorizzazione destinati all’area Nord”.

( Fonte Denaro.it )

 


 

Ottobre 2004

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