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Birra Castello, si volta pagina
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Birra Castello, si volta pagina Nello stabilimento tagli al personale, ma anche un nuovo piano aziendale. Almeno trentadue esuberi. La notizia portata martedì nel corso della riunione nella sede dell'Associazione industriali, alle organizzazioni sindacali dal direttore Mauro Entradi supera la peggiore delle ipotesi possibili tra le maestranze della Birra Castello di Udine. Un terzo della forza lavoro (107 dipendenti) tagliata nel piano di riqualificazione di quella che è rimasta l'unica vera birra della Piccola Patria, visto che la Moretti di friulano ormai conserva solo il nome. E proprio negli impianti realizzati nel 1987 dai Menazzi e poi passati alla Labatt e alla Heineken, che la famiglia Penna (proprietaria dell'80 per cento, la quota rimanente appartiene alla Bse, una associata di distributori) si è insediata nell'ottobre del 1997 con l'ambizione di capitalizzare il know how produttivo costruito tenendo presente l'alta qualità e la genuinità affinate sulla scorta di oltre un secolo di tradizione Moretti. Da 4 anni però il bilancio è chiuso in rosso e nel piano di riorganizzazione che dovrebbe raggiungere il pareggio nel 2005, l'azienda ha previsto la sottoscrizione di un aumento del capitale sociale da parte della proprietà e un finanziamento di medio lungo termine da parte di primari gruppi bancari nazionali. Contemporaneamente è stato studiato un nuovo piano industriale, condotto in collaborazione di consulenti specialistici del settore, riorganizzando le attività produttive dell'azienda, con una diversa impostazione della turnistica (riducendola da tre a due) e la rinuncia parziale ad alcune produzioni per conto terzi dimostratesi di fatto non remunerative. Sono invece previsti investimenti per migliorare l'efficienza di alcune linee di confezionamento e il miglioramento dell'impiantistica di processo, per mantenere l'elevato livello di qualità del prodotto e la sicurezza complessiva delle condizioni di lavoro. Particolare attenzione anche allo sviluppo sul mercato dei marchi di proprietà, incoraggiati dalle ottime performance prodotte in un anno particolarmente difficile per l'andamento meteorologico e per la congiuntura economica: il mercato birraio, perdeva a fine di agosto, il 6,3 per cento sull'anno precedente, mentre il brand Castello è cresciuto del 28 per cento. L'azienda ha le idee precise, ma per ora non può tranquillizzare il personale: l'aria che si respirava ieri nello stabilimento dell'Ausa-Corno è facilmente prevedibile, soprattutto perchè gli esuberi saranno individuati in modo trasversale e nessuno (operai, impiegati) può sentirsi al sicuro. Le organizzazioni sindacali hanno preferito prendere tempo attendendo l'assemblea interna del 28 settembre e la riunione di fabbrica del 4 ottobre (ieri mattina si è invece svolto consiglio di amministrazione) chiedendo alla proprietà un ripensamento almeno nei termini di tagli e chiarezza sugli eventuali ammortizzatori sociali.An.Mi. ( Fonte Il Gazzettino )
Settembre 2004 |
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