Notizia
Iscriviti alla newsletter
Pagine Gialle della Birra
L'indice degli argomenti
Come si spilla la birra?
Come si degusta una birra?
Dossier Birra e Salute
© 2002 - 2014 - Tutti i diritti sono riservati, è vietato copiare senza autorizzazione queste pagine.
info@mondobirra.org
L'indice delle notizie
|
Birra Industriale -
Rosse e bionde: le signore del liberty
che vivono in Valganna
Una visita alla birreria Poretti svela i segreti di un gioiello
architettonico custodito in una valle rimasta ferma a cent’anni fa.
L’ingrediente principale resta l’acqua dell’Olona
A stupire, di questa storia fatta di bionde e scure,
di luppoli e di enormi tini per la cottura e la fermentazione, non
è solo il gusto della birra, ma il posto dove viene prodotta.
E colpisce come uno come Flavio
Boero,
responsabile qualità dello stabilimento Poretti-Carlsberg di Induno Olona,
che in fabbrica praticamene ci vive, affermi proprio questo assioma: «Il
liberty sarà
un bello stile, gradevole e ricco di fascino, ma
possiede le uniche caratteristiche che a me interessano: genera spazi che
sembrano fatti apposta per fare la birra».
Volumi ampi e misure solo a
prima vista spigolose; pareti austere e squadrate: tutto questo prima ancora
di essere una residenza, è una fabbrica.
Anzi “la” fabbrica della birra
made in Varese per
eccellenza che una trentina di persone, grazie all’idea del sitovalganna.info,
ha avuto la possibilità di visitare qualche giorno fa in una giornata
uggiosa, che migliore non poteva essere per tenere basso il
profumo del luppolo in fermentazione. Aroma
forte che tanti, ignari, avvertono passando in certe giornate con l’auto per
l’inizio della Valganna, poco prima delle grotte, sotto la frazione ancora
varesina di Bregazzana. E qui, in questa valle dall’aspetto quasi selvaggio,
senza troppi rumori e con l’acqua dell’Olona che sgorga cristallina, avviene
l’artificio alcolico scoperto dagli antichi egizi, e oggi, per
fortuna, ancora vivo: la birra.
Una pila
infinita di sopralzi in legno, supporti, cassette, fanno da sfondo alla
vecchia ciminiera,
unico esempio di archeologia industriale – perché tutto il resto è in
funzione – che sovrasta dall’alto gli stabilimenti di Induno Olona. Poi,
attraverso un corridoio fatto di ricordi sotto forma di stampe fotografiche,
si arriva all’impianto di imbottigliatura dove la catena – è sabato – rimane
immobile come un mosaico verde di piccole bocche in attesa di essere
colmate.
«Qui produciamo
una birra tutta italiana che
esce sotto forma di diverse marche – spiega Boero (nella
foto, in un
momento di relax, nel corso della degustazione al termine della visita
guidata) - . L’ultima nata è la “7 luppoli”, una birra stagionale e di
qualità, che abbiamo lanciato alla fine di settembre. L'intera produzione di
Induno viene spedita nei magazzini di Settala: da lì raggiunge tutti i
continenti». Ma
chi stappa le bottiglie o le lattine di birra fatta con l’acqua di Varese? «La
bevono gli italiani, certo, ma la nostra birra piace ai palati raffinati di
inglesi, americani, belgi: non solo nostri connazionali espatriati o seconde
generazioni, ma soprattutto consumatori del posto che amano il sapore della
birra italiana».
Il
cuore dell’azienda sta proprio in uno degli eleganti edifici alti, a colori
grigi e gialli, custoditi da facce di pietra che
dall’alto osservano chi entra. Vecchi tini di rame per la cottura dei
cereali, e dipinti alle pareti: un tempo era proprio qui che avveniva la
tostatura, che precedeva – e precede - la fermentazione. Oggi al rame viene
sostituito l’acciaio. Le stagioni, che un tempo dettavano i tempi della
produzione birraria, sono soppiantate da un ciclo produttivo che ha ancora a
che fare con ingredienti naturali, ma che permette una produzione
nell’intero arco dell’anno.
Poi si arriva
alla "fontana degli ammalati":
uno dei due rami dell’Olona che serve da ingrediente principale per la
birra: lo stabilimento è stato realizzato proprio sopra un tratto del corso
d’acqua. Solo gli spazi di produzione, conferma Boero, sono in molti casi
ancora gli stessi realizzati un secolo fa: grandi edifici e spesse mura, che
ancora oggi custodiscono la tradizione della birra varesina. Alle
spalle degli immobili innalzati dall'architetto Ulisse
Stacchini,
proprio dove il tratto iniziale dell'Olona entra in azienda, un'altra
sorpresa, svelata dall'organizzatore di questa visita, Paolo Ricciardi:qui,
una volta, passava il tram della Valganna,
che si fermava da queste parti per dare la possibilità ai viaggiatori
diretti verso la Svizzera di farsi un sorso... di quella buona (anche a zero
gradi alcolici).
Fonte
VareseNews
Novembre 2011
Condividi |