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Successo per "Friuli d'or"

Udine studia da Oktoberfest con profitto. Lo dicono i numeri della prima edizione di "Friuli d'or", la festa dedicata dal Comune alle spumeggianti bionde (e rosse) della Piccola Patria. Quasi ventimila bicchieri venduti in due giorni, con circa 2mila e cinquecento litri di birra spillata. Per essere una "prova generale" di Friuli Doc al luppolo e pure decisamente in miniatura, tanto di cappello. A stupirsi per primi di tanto successo, gli stessi organizzatori dell'Ufficio turismo di Palazzo D'Aronco, costretti a dar fondo alle scorte di tappi "prepagati" usati come moneta di scambio per gli assaggi. «All'inizio, pensavamo che 12mila tappi sarebbero stati sufficienti per due giorni». Invece, già alle 18 di ieri, i sette stand dei birrifici artigianali della regione avevano fatto fuori ben 18mila degli originalissimi "voucher", il 50 per cento in più, con una media di 3-500 litri di birra venduti per stand. Tanti gli aficionados "foresti": al bancone del birrificio udinese, la "bire" di tradizione ceca ha sedotto australiani e inglesi, allo stand di Travesio sono arrivati persino i canadesi, mentre il minibirrificio di Yo quiero mass di Resiutta ha fatto breccia nel cuore del Far East, conquistando al luppolo cinesi e giapponesi. Gettonatissimi anche i gazebo dei birrai casalinghi e dell'Ateneo friulano, che ha potuto contare sull'appeal della sua "Cerevisia", "La birra del Rettore", prodotta dall'impianto pilota universitario.

E dire che spodestare il tajut non era impresa facile. Ma Friuli d'or ha fatto anche di più. Ha convinto l'alpino abruzzese Roberto Perrotta a "tradire" l'adunata triestina. «Troppa gente, sul treno ci sentivamo come sardine. Udine ci è apparsa come un'oasi di pace dove rifugiarci: una città bellissima, con uno splendido centro storico. Mia moglie ha anche approfittato dei negozi aperti: abbiamo fatto un affarone». Più mirata la perlustrazione di Lucia, imprenditrice agricola di San Stino di Livenza, "birrofila" per hobby e passione: «Un'idea bellissima offrire l'opportunità di degustare tante birre artigianali. Peccato che mancasse un chiosco gastronomico. Bere a stomaco vuoto non è il massimo». A detta dei negozianti, come carburante per la macchina del commercio udinese, provata da stagioni non proprio felicissime, la birra ha funzionato solo a metà. L'abbinata fra gli Shopping Days e Friuli d'or, dicono da Profili, «non ci ha portato più clienti. Il risultato non è stato quello che si sperava. Anche perché la festa della birra è stata un po' misera: quattro chioschi in tutto, senza neanche uno stand dove poter mangiare qualcosa. Non dico che potevano farla a livello di Friuli Doc, però...». Stessa musica da B-store, dove l'afflusso è stato «buono», ma senza ressa: «Se avessero offerto anche qualche specialità gastronomica e avessero distribuito meglio i chioschi, allora sì che avremmo riempito il centro. E poi, gli Shopping Days sono stati poco pubblicizzati dall'Ascom sui media». Da Web «il movimento c'è stato», ma «nella media normale: la festa della birra ci ha portato pochi clienti in più». Di tutt'altro tenore il bilancio tracciato dalla presidente mandamentale Ascom Francesca Bruni: «La finalità era quella di attirare più gente in città e in questo senso l'abbinata fra Friuli d'or e gli Shopping days ha funzionato: l'afflusso di persone è stato significativo. Un'esperienza che spero si potrà ripetere anche il prossimo anno. Certo, se ci fosse una ricetta per convincere le persone a comprare, l'adotteremmo subito. Bisogna guardare a queste iniziative anche come a una "semina" per il futuro: speriamo di aver seminato bene, anche se non tutti hanno avuto un risultato immediato in termini di aumento di incassi. Ai commercianti che si lamentano per la poca pubblicità rispondo che qualche volta dovrebbero mettere mano al portafoglio».

 

( Fonte Il Gazzettino )

Maggio 2004

 

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