Cittareale, due
rifugiati afghani e la birra artigianale 'Alta quota' con l'aiuto di Birra
del Borgo
www.ilgabbiano2010.it/alta_quota.htm
«Proprio per
potenziare la qualificazione reale degli ospiti del progetto Falacrina a
beneficio dello sviluppo degli stessi, - aggiunge Claudio Lorenzini,
presidente della cooperativa sociale “Il Gabbiano” - è nata, davanti ad un
buon boccale di birra artigianale, la collaborazione con il birrificio
Birra del Borgo e con il mastro birraio Leonardo Di Vincenzo, che ha
aperto la strada ad una vasta iniziativa di filiera dedicata alla produzione
di birra artigianale
Amid, Mohammed, e
una birra artigianale che conquista il Salone del gusto di Torino. La storia
di questi due rifugiati politici afghani si intreccia con quella di
Cittareale, un piccolo Comune di montagna della provincia di Rieti. E’
proprio qui che i due novelli produttori di birra sono stati accolti.
Il percorso di formazione professionale di Amid e Mohammed è stato
realizzato grazie al progetto del Comune di Cittareale, attraverso la
cooperativa “Il gabbiano”, nell’ambito del Sistema di protezione per
richiedenti asilo e rifugiati, e li ha portati a conquistare il pubblico del
Salone del gusto di Torino, grazie alla produzione della birra artigianale
“Alta quota”.
Il birrificio che ha prodotto l’ “Alta quota” è interamente gestito da Amid
e Mohammed, che seguono tutte le fasi della lavorazione, dalla macinazione
dei malti fino all’imbottigliamento, utilizzando farro artigianale
autoprodotto e acqua incontaminata delle sorgenti della Valle del Velino.
Amid e Mohammed sono richiedenti asilo fuggiti dall’Afghanistan, accolti nel
Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, finanziato dal
Ministero dell’Interno e affidato all’Anci.
“Siamo rimasti sbalorditi – afferma il sindaco di Cittareale, Pierluigi
Feliciangeli - dalla capacità di intervento del progetto Sprar sul nostro
territorio. In breve tempo ci siamo resi conto che nella nostra realtà il
Sistema ha avuto un impatto notevolissimo e positivo, sia dal punto di vista
dell’accoglienza che da quello della solidarietà della nostra comunità”.
A Cittareale, infatti, “il livello di integrazione delle persone che abbiamo
fin qui accolto è stato massimo”, afferma il sindaco. Attualmente nel
piccolo Comune risiede, oltre ad Amid e Mohammed, una famiglia completamente
integrata, i cui componenti hanno trovato lavoro. “Il lavoro è l’unico
problema che abbiamo su questo territorio – spiega il sindaco – e infatti
due ulteriori famiglie che abbiamo accolto si sono trasferite per questo
motivo, dopo essersi comunque integrate perfettamente”.
Quindi “nessun problema sociale o di integrazione – ribadisce il sindaco –
l’unico problema è il lavoro”. E la comunità di Cittareale? Come ha accolto
queste persone? “Questo – afferma il sindaco – è l’aspetto più incredibile:
l’integrazione dei rifugiati è stata favorita innanzitutto grazie
all’accoglienza della nostra comunità: lo vediamo dal rapporto stretto che
si instaura subito nelle scuole, tra i figli dei rifugiati e i figli dei
nostri concittadini.
Dopo pochi giorni i ragazzi si fanno visita nelle rispettive case, e le
mamme mi chiedono di promuovere maggiormente l’arrivo dei rifugiati. Si
rendono conto che questo rappresenta un arricchimento anche per i propri
figli, che crescono sviluppando una maggiore coscienza del mondo, capiscono
che esistono popolazioni costrette a fuggire dalla proprie case, e questo è
importantissimo per la loro crescita”.
Secondo Flavio Zanonato, sindaco di Padova e vicepresidente dell’Anci con
delega all’Immigrazione, “l’esempio del Progetto del Comune di Cittareale
rappresenta una delle tante buone prassi diffuse sul territorio nazionale,
che il Sistema centrale ha stimolato e valorizzato nel corso dei dieci anni
di cui quest’anno si celebra la ricorrenza. Nato per garantire piena tutela
e integrazione a tutti i richiedenti e rifugiati, oggi è arrivato a disporre
di 8.000 posti di accoglienza, tanti, sebbene ancora non sufficienti”.
Per Zanonato “l’esempio di Amid e Mohammed a Cittareale dimostra che i
progetti Sprar offrono percorsi di integrazione mirata e sostenibilità
dell’impatto per i territori. La rete mira a un modello locale di
integrazione, vale a dire un modello che, in sinergia con ministero
dell’Interno ed enti attuatori, valorizzi l’ente locale, in quanto
istituzione di prossimità al cittadino, in grado di garantire un contatto
diretto tra il cittadino straniero e le esigenze e opportunità che offre il
territorio, realizzando un proficuo scambio reciproco”. (mv)
Fonte Anci
Dicembre 2010
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