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La birra migliore
del mondo è fatta di avena e carrube
I birrai: da sinistra Gabriele Ormea, Sergio Ormea e Giorgio Milano
Ideata a Chieri ha vinto la
medaglia di platino a Strasburgo
Si chiama Chocarrubica ed è fatta con avena, carrube siciliane e fave di
cacao. Sembra uno scioglilingua, ma non è altro che la ricetta della birra
più buona del mondo, che partita da Chieri si è aggiudicata la medaglia di
platino al «Mondial de la biere» di Strasburgo. A produrla, in maniera del
tutto artigianale, è la famiglia Ormea, che con passione e un’innata
fantasia regge le sorti del birrificio Grado Plato.
Un sogno iniziato quasi per caso negli Anni 90, da un impiegato della
società autostrade. «È stata l’intuizione di un mio vicino di casa a
stuzzicare la mia curiosità - racconta Sergio Ormea, 58 anni -. Si è
presentato davanti al mio garage con uno dei primi kit per la preparazione
della birra. All’epoca Internet era ancora un miraggio, e non giravano molte
informazioni sulle tecniche di preparazione».
I primi esperimenti sono stati però incoraggianti, e qualche buon libro
scovato tra gli scaffali delle biblioteche ha fatto il resto. «Ho comprato i
miei primi 50 chili di orzo all’ex Mulino Viberti, che una volta sorgeva
alle porte di Chieri. È uscito qualcosa di davvero buono, ma devo dire di
aver sfornato anche delle gran porcherie» ammette Ormea. Ma negli anni la
passione è diventata una professione a tempo pieno. E dal birrificio-pub di
viale Fasano, si è passati al piccolo stabilimento produttivo alla periferia
di Montaldo Torinese.
«Oggi il Grado Plato si è trasformato in un lavoro a tempo pieno per tutta
la famiglia. Il nostro motto è rimasto sempre lo stesso: creare birre di
gusto. Seguirle attraverso ogni passaggio, dalla preparazione del malto fino
alla bottiglia». Come la Sticher, la doppio malto nata nel 2005 dai terreni
dell’istituto agrario Bonafus, che si è aggiudicata le cinque stelle della
Guida alle birre d’Italia 2011, Edizioni Slow Food. «È stata la prima birra
al cento per cento piemontese. Ancora oggi una delle più amate per la
capacità di saper accompagnare i nostri piatti tradizionali più impegnativi,
bagna cauda compresa».
Oggi il birrificio chierese produce centomila litri di birra l’anno. Le sue
otto specialità sono richieste da Stati Uniti, Cina Russia, Africa e
Brasile. «Amiamo questa realtà e non vogliamo snaturarla. In azienda sono
affiancato da Giorgio Milano, responsabile del settore commerciale, e da mio
figlio Gabriele, che segue la produzione e gestisce il pub di Chieri».
E proprio da qui stanno arrivano le ultime novità. «Vogliamo sviluppare il
concetto della cucina birraria, attraverso una serie di piatti studiati per
l’occasione». Nascono così la crema di luppolo, la marmellata di mosto e le
«maltine»: pastiglie di malto ricoperto di cioccolato.
Ulteriori Approfondimenti --> qui
Fonte
La Stampa
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/costume/articolo/lstp/373290/
Ottobre 2010
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