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Birra e massaggi
alle mucche
Un progetto
dell'università di Bologna-Lem per migliorare le carni sul modello
giapponese
La carne di tipo Wagyu Kobe dalla
prossima settimana sarà in commercio anche in Italia, ma proveniente da
allevamenti del Bolognese. Succulenta e morbida, la Wagyu Kobe in versione
italiana nasce da unprogetto della facoltà di Veterinaria di Bologna e sarà
prodotta dalla Lem Carni, un'azienda di Toscanella di Dozza, che da anni
gestisce la stalla accademica di Veterinaria.
Nel solco di una tradizione secolare, in Giappone la carne Wagyu (dalla
varietà dell'animale) viene ottenuta con un'alimentazione a base di cereali,
barbabietole e patate e una razione quotidiana di birra. Inoltre i bovini
vengono massaggiati a mano con un guanto di crine, in modo che il grasso si
distribuisca all'interno del muscolo anziché restare in superficie. Si
ottiene così un prodotto di alta qualità, con pochi grassi saturi e molti
polinsaturi il che - secondo i nutrizionisti - non concorre all'aumento del
colesterolo.
Ma il prodotto giapponese, che pure viene importato in Italia, ha costi
proibitivi, fino a mille euro al chilo. Anche la carne tipo Kobe made in
Toscanella di Dozza sarà cara (circa il triplo della Chianina) ma comunque
accessibile a un mercato di nicchia come alta ristorazione, alberghi di
lusso, negozi di alta gastronomia. Per ora si potrà trovare nel punto
vendita della Lem, a Toscanella, e in macellerie eccellenti di Roma e di
Napoli, ma presto saranno interessate anche altre città. In Italia comunque
- spiega il presidente dell'azienda, Giambattista Lama - sarà
commercializzato solo il 20-30% della produzione mentre il resto
sarà destinato all'export, per lo più in paesi europei (ma stanno arrivando
richieste anche dagli Emirati Arabi).
Lama può contare su un allevamento di 250 capi in rotazione, nutriti con
un'ottima dieta studiata dagli esperti universitari di Veterinaria che hanno
avviato la sperimentazione dal gennaio di quest'anno. Anche gli animali
bolognesi vengono vezzeggiati, non dal guanto di crine ma da una macchina
massaggiatrice ideata dal presidente della Lem Carni, costruita da un
ingegnere e poi brevettata dall'azienda.
"Il progetto - spiega Luca Sardi - docente di Zootecnica Speciale a
Veterinaria - è nato dall'analisi del mercato italiano, in cui la carne kobe
di importazione ha preso piede negli ultimi anni con costi assolutamente
proibitivi". "Abbiamo cercato di seguire al meglio la tradizione giapponese
- aggiunge Lama - senza però dimenticare la nostra tradizione che è quella
di allevare capi italiani appartenenti al territorio". Intanto su Facebook è
nato il gruppo "Voglio
essere una mucca di Kobe": nutriti a birra e massaggiati
tutto il giorno. Se mi reincarno voglio essere una mucca di Kobe!, sono le
ragioni dei suoi - per ora pochi - fan.
Fonte
http://espresso.repubblica.it/food/dettaglio/birra-e-massaggi-alle-mucche/2135557
Ottobre 2010
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