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Birra - Dalla Bassa all' Appennino scoppia l'amore per le Bionde

Boom dei produttori artigianali: così Bologna s' innamora delle nuove birre. Bevande al farro, alle castagne, alle acque termali di Monterenzio. Ecco la mappa ragionata

 

Lo diceva anche Goethe: il vero piacere è fatto da una donna, da un tabacco profumato e da una birra forte. Se poi questa è stata imbottigliata vicino a casa, la soddisfazione aumenta. Tra degustatori e ricette con acqua termale o castagne, la produzione artigianale della bevanda più famosa al mondo si va imponendo anche anche a Bologna e dintorni, soprattutto nei comuni dell'Appennino. Nat i per lo più negli ultimi anni, i cinque birrifici della provincia ne producono circa 150 mila litri l'anno: niente a che vedere con quelle industriali, ma gli appassionati aumentano e, se i numeri fanno ben sperare, la qualità del prodotto va anche oltre, in autentico apprezzamento. 

"E' un mondo ancora di nicchia - spiega Filippo Di Cesare, presidente dell'associazione degustatori birra Emilia Romagna , ma sta crescendo tantissimo. I nostri corsi richiamano anche 50 aspiranti degustatori alla volta e gli eventi che organizziamo in città sono affollati. Come regione, poi, siamo i terzi produttori d' Italia". Le Due Torri non saranno dunque il Belgio o la Germania, ma negli ultimi mesi il made in Bo s' è fatto parecchio onore, anche all'estero. Il microbirrificio Statale Nove di Crespellano, per esempio, ha ottenuto con la "Levante" il titolo di "Birra dell'anno" dall'Unione dei Birrai, nella categoria a bassa fermentazione, e pure un premio a Londra. La Beltaine di Granaglione è stata invece eletta terza birra alle castagne più buona d' Italia, mentre la Blonde Vecchia Orsa, prodotta a Crevalcore, s' è guadagnata una medaglia d' argento nella sua categoria. Poi c' è la birra termale, prodotta a Dosso (Ferrara), con l'acqua delle Terme felsinee, e del Villaggio della Salute di Monterenzio. 

Una vera chicca, che combatte addirittura le rughe e ribalta la convinzione della "pancetta" da birra. Infine, il neonato Birrificio Emiliano di Anzola riscuote successi con ricette al farro biologico, usate per la produzione della "Rimasta di farro". Visto l'interesse per il mondo artigianale, Bologna è diventata anche una delle sedi dell'Italian Beer Fest, la fiera itinerante organizzata dall'associazione degustatori. Lo scorso dicembre Palazzo Re Enzo si trasformò in un cuore pulsante da capitale del luppolo, per tre giorni: la manifestazione, che raccolse 6000 presenze, verrà così replicata a novembre. Sul fronte del consumo, invece, la città conta su un buon numero di birroteche e birrerie, dove comprare le migliori produzioni locali ed estere. La storica Amadeus di via Dagnini, per dirne una, disseta da vent' anni, con oltre 140 etichette in catalogo, gli amanti di bionde e rosse. Oppure c' è la Tana del Luppolo, in Piazza Azzarita, e l'Ambasciatori di via Orefici, dove grazie a Eataly il parco birre comprende moltissime marche artigianali. L'unica nota dolente, nel piccolo mondo del malto bolognese, è la mancanza di un brewpub, cioè un locale annesso a un centro di produzione. Chiuso il Bibo di via Andrea Costa, la città ne è rimasta sprovvista. Ma crescendo la curiosità, rassicurano produttori e degustatori, prima o poi ne spunteranno di nuovi, spinti anche dall'entusiasmo dei maestri birrai dell'Appennino.

Fonte La Repubblica

Luglio 2010

Ultimo Aggiornamento: 04/01/2016 11.19

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