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Del Monte e San Miguel

Il commissario straordinario Resca, che è anche presidente della McDonald's Italia, non ha rivelato i nomi delle aziende interessate agli asset in vendita. Secondo le indiscrezioni dei mesi scorsi, alcune delle quali confermate dalle stesse società, per il complesso Cirio-De Rica, quello cioé relativo alla produzione e distribuzione del pomodoro, sarebbero in ballo gruppi come Divella, Conserve Italia, La Doria. Sembra non esserci, invece, uno dei pochi nomi di rilievo internazionale dell'alimentare italiano, la Barilla. Per la Del Monte Pacific, che possiede nelle Filippine una delle maggiori piantagioni di ananas al mondo e detiene il marchio del Monte per la vendita di prodotti a base di frutta conservata nel paese asiatico, parte in pole position la Macondray della famiglia filippina Lorenzo, che ha già il 21,23% della Pacific ed è particolarmente interessata a comprare, forte anche di un'opzione ad acquistare che le consentirebbe di avere la precedenza su altri offerenti. Sugli altri nomi di possibili offerenti non ci sono conferme ufficiali: secondo alcune indiscrezioni avrebbero manifestato interesse la filippina San Miguel Corporation, tra i maggiori produttori di birra e bevande analcoliche nelle Filippine, e un gruppo dell'Arabia Saudita. Come per la Pacific, nessuna offerta italiana è giunta per la Del Monte Foods. Anche questa società, che produce e distribuisce succhi e frutta conservata con il marchio del Monte in Europa, Africa e Medio Oriente, andrà quindi all'estero: probabilmente a una società statunitense o britannica, dato che le offerte più importanti giunte sul tavolo dei commissari sono quelle del gigante Usa delle banane Dole, dalla Del Monte Usa, dalla Fresh Del Monte e dalla britannica Premier Foods International plc. Come appariva probabile già nelle prime fasi delle dismissioni della Cirio, quando la Barilla negò ogni interesse per gli asset Cirio, nessuna multinazionale italiana del settore ha voluto farsi avanti per rilevare la complessa rete produttiva dell'azienda, che ha piantagioni in Kenya e Sudafrica e stabilimenti industriali in Italia, Portogallo, Grecia, Kenya e Sudafrica. Con la conseguenza che lo 'spezzatino' della Cirio, contrariamente agli auspici del ministro dell'Industria Antonio Marzano agli inizi dell'amministrazione straordinaria, è ormai una certezza. Una circostanza - quella della mancanza di offerte italiane per le attività estere acquisite negli anni da Cragnotti - di cui Resca si è detto dispiaciuto: "come imprenditore e manager devo dire che è un peccato" - ha ammesso - "che nessuna fra le multinazionali italiane si sia fatta avanti per rilevare un complesso sicuramente internazionale, ma che noi stessi, in questo momento, stiamo gestendo dall'Italia".

( Fonte ANSA )

 

Aprile 2004

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