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La birra artigianale del Lazio conquista i banconi

Leonardo Di Vincenzo

Le birre artigianali del Lazio si fanno largo: con i loro sapori inediti e di qualità stanno conquistando il mercato nazionale ed estero, dove negli ultimi tre anni registrano una crescita costante del dieci per cento. Nella nostra regione, nel corso degli ultimi anni, gli stabilimenti che producono birra artigianale sono diventati sei, di questi quattro nella provincia di Roma. Un grande traguardo, se si pensa che il Lazio ha lo stesso numero di stabilimenti del Veneto e del Trentino, regioni che da secoli sono legate per ragioni climatiche e territoriali alla gustosa bevanda.
La birra artigianale occupa ancora una fetta molto ristretta nel mercato, ma sta conquistando numerosi consumatori. Tanto che da due anni è nata l’Associazione degustatori birra, che conta centinaia di aderenti tra semplici consumatori e 170 imprese di microproduzione. Che si definiscono tali se arrivano a produrre meno di 10mila ettolitri l’anno, con impianti da 200 litri circa. A volte l’impresa ha un unico dipendente, lo stesso titolare, mentre in altri casi la struttura aziendale conta 3-4 lavoratori, a seconda della birra prodotta. Spesso, a causa degli alti costi di distribuzione, le birre restano confinate nei territori circostanti il luogo di produzione, e non vengono conosciute al di fuori di questo ristretto circuito. Per questo l’associazione organizza manifestazioni in tutta Italia, facendo da tramite tra gli enti e i piccoli produttori.
Nel Lazio i primi microbirrifici nascono nel 1998, ma soltanto negli ultimi anni l’esperimento si è trasformato in una grande opportunità professionale. A sottolineare questa nuova tendenza sono gli stessi locali della capitale, che hanno preso a vendere birre artigianali. Per gli esperti del settore si tratta di un prodotto che si differenzia da quello industriale innanzitutto per il fatto di non essere pastorizzato, il che lo rende meno durevole, ma più ricco di aromi in quanto la pastorizzazione rimuove gran parte delle sostanze aromatiche. Inoltre, la birra artigianale viene prodotta per un pubblico di intenditori e quindi ha caratteristiche di gusto e aroma non commerciali. Dunque troviamo moltissime varietà con sapori e aromi molto diversi tra loro, mentre le industriali tendono a essere molto più piatte e ad assomigliarsi tra di loro.
Uno degli stabilimenti più attivi nel territorio è senza dubbio quello di Borgorose, in provincia di Rieti. La «Birra del Borgo» nasce nel maggio 2005 nel piccolo paese al confine tra Lazio e Abruzzo nella riserva naturale dei monti della Duchessa. «Comincio a far la birra in casa - sottolinea il mastro birrario Leonardo Di Vincenzo - come gioco durante gli studi universitari di Biochimica e con il passar del tempo diventa sempre più un lavoro e sempre meno un hobby. Nasce l’idea di produrre in grande. Mi metto in viaggio spesso per l’Europa alla riscoperta degli antichi stili birrari: conoscere i vecchi mastri tedeschi o gli estrosi belgi è stato fondamentale per la mia formazione. In Inghilterra ho assaggiato le birre più interessanti, rappresentative di una cultura completamente diversa dalla nostra comune idea: le “real ale”, poco carbonate, molto corpose e tutte con sentori fruttati avvincenti. Poi ho iniziato ad avere esperienze su produzioni più ampie dei miei 30 litri casalinghi. Sostituire l’amico Mike Murphy per un lungo periodo nel suo birrificio di Roma (Starbess) è stata, tra le altre, l’esperienza più formativa. Da lì ho preso il coraggio di lanciarmi nella “Birra del Borgo”. Le mie birre risentono dell’influenza delle culture brassicole a me più care: l’inglese e la belga. Produco stabilmente quattro tipologie di birra, sia in fusti che in bottiglie: la “Re Ale”, la “Duchessa”, la “Duc Ale”, la “Re Porter”. Altre produzioni sono dettate dall’estro del momento e legate alla stagionalità dell’ingrediente principale».

Fonte Il Giornale

Settembre 2009

Ultimo Aggiornamento: 04/01/2016 11.18

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