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Via Emilia, la strada delle birre
La stiòmma l’è cumpata e la dura dimondi e i ballizen son cinén. Ovvero schiuma compatta e persistente e perlage fine. Rivendica la bolognesità persino sull’etichetta della bottiglia, scritta in dialetto, la birra prodotta da Statale Nove, un piccolo stabilimento artigianale sorto meno di nove mesi fa a Crespellano. Secand me le méi bovvarla insàmm a i qui cunzé e con la cheren a la brès, si legge ancora. Caratteristiche e consigli per la degustazione sono scritti in dialetto, con traduzione in italiano. Ma parla bolognese anche nel gusto questa birra artigianale. Come la Levante, la pils prodotta da Statale Nove. O meglio, come recita la bottiglia, l’«interpretazione bolognese della pils». «Perché per quanto si possano usare malti di alcune ricette tradizionali, come quella della ceca Pils — spiega il titolare, Filippo Bitelli, che si occupa personalmente della produzione —, il risultato sarà sempre diverso, legato al territorio, per gusto, amarezza, gradazione alcolica. L’acqua è l’elemento principale della birra. Io la prendo dall’acquedotto di Bologna. La stessa ricetta preparata a Modena sarebbe diversa». Il malto e il luppolo, così come gli altri ingredienti, sono ordinati dalla Germania, dove la qualità è migliore. «Ma spero in futuro — continua Bitelli — di utilizzare il luppolo selvatico delle nostre colline, che ha un sapore particolare e si trova in quantità». Da quando è nata, nell’agosto del 2008, la Statale Nove ha prodotto ottomila bottiglie, ma soltanto adesso la produzione è entrata a regime. Solo a marzo sono state prodotte tremila bottiglie di diversi tipi. Le più diffuse sono una bock, birra più alcolica e ambrata, e una pils, più leggera, battezzate rispettivamente Ponente e Levante. Come i due rami della via Emilia, appunto la Statale Nove da cui il microbirrificio prende il nome. «Senza dubbio stanno nascendo molti produttori — racconta Bitelli —. Per il momento la domanda sembra in crescita, visto che le bottiglie vanno via con facilità». Statale Nove è l’ultimo nato tra i microbirrifici, piccoli stabilimenti che producono birra artigianale di alta qualità, che negli ultimi anni stanno aprendo in provincia di Bologna. Come la Vecchia Orsa di Crevalcore, inaugurata quattro anni fa, o la Beltaine, che produce una particolare birra alle castagne. Nel lungo periodo la tradizione della birra sotto le Torri sta cambiando pelle. E se Crespellano ha visto chiudere lo stabilimento della Prinz decenni fa e della Moretti poi, e Casalecchio ha perso già da tempo un marchio storico come la Ronzani, attraverso questi piccoli stabilimenti artigianali la birra sta tornando a parlare bolognese. Una birra diversa, un prodotto più ricercato: «In Italia — sottolinea Bitelli — si pensa che la birra vada bevuta ghiacciata, senza schiuma e prevalentemente in pizzeria: assolutamente falso. Bisogna diffondere una cultura della birra, come si è fatto con il vino, imparare a degustarla, a coglierne gli aromi. Molti locali mi chiamano per organizzare degustazioni in cui presentiamo il prodotto e suggeriamo abbinamenti con il cibo». Bere consapevolmente, insomma, e con moderazione, perché, come avverte l’etichetta delle Statale Nove, «se et tolt la semmia brisa fer l’è ’sen e mega guider». Renato Benedetto Maggio 2009 |
Ultimo Aggiornamento: 04/01/2016 11.18 |
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