Panettone alla birra, cultura artigianale del Friuli
Sul finire degli anni ’70, una ditta di Prata di Pordenone (PN) inizia a muoversi sul sentiero della passione per le “living beers”, puntando a valorizzare le birre artigianali, totalmente naturali. Nasce così l’idea di proporre delle birre “gastronomiche”, che col tempo subiscono un’evoluzione di sapori e profumi. Birre vive, ossia ricche di lieviti all’interno e sali minerali perché non pastorizzate.
Dopo aver realizzato vari tipi di prodotti, fra cui le birre HY (nome della dea egizia che veniva esaltata nelle feste della gioia) e la HY Cuvée (innesto tra la HY e malto tostato, e la cui etichetta è stata realizzata dall’artista veneta di calligrafia islamica, Anna “Shamira” Minozzi), quest’anno la Zago ha lanciato sul mercato un prodotto che non ha precedenti. Il primo panettone alla birra.
Un triplo massaggio del lievito a cui vengono poi aggiunti gli ingredienti base del panettone classico: uova, farina, uvetta sultanina (macerata nella HY Cuvée, che a sua volta contiene lieviti vivi), la parte delle bacche della vaniglia. Il tutto poi cotto in forno lasciato raffreddare a freddo.
Il risultato è un dolce estremamente soffice, e per nulla pesante né alcolico (l’alcol evapora nel forno). E se il trend del momento ha partorito prodotti con creme piene di conservanti e trigliceridi, la Zago ha realizzato in controtendenza anche una particolare gelatina di birra con cui accompagnare il panettone.
Quest’ultima, altro non è che la restrizione della HY Cuvée. La stessa birra viene messa in pentola con un goccio di zucchero e una pectina naturale. Dopo aver mescolato per due ore circa, si ottiene questa gelatina. Un composto non paragonabile certo a una qualsiasi marmellata.
Di recente poi, la Zago ha introdotto sul mercato una nuova Cuvée di Malto, totalmente diversa dalle consuete birre perché multi-cereale, e le cui origini aprono le porte alle antiche tradizioni dei monaci. Non molto tempo fa infatti, all’interno dell’Abbazia della Certosa di Firenze, è stato ritrovato un manoscritto risalente al 1600.
Fra le antiche pagine di questi, vi era anche riportata una ricetta di come fare la birra ai quattro cereali: orzo, frumento, avena e mais. L’azienda ha sostituto l’avena con la segale, per ottenere più profumi. La particolarità di questo prodotto è il suo equilibrio gustativo ed organolettico, offrendo sentori al naso fruttati che in bocca si trasformano invece in toni amaricanti. È una birra a doppia fermentazione, la seconda avviene in bottiglia, dove viene inserito del nuovo lievito.
Il nome di questa nuova bevanda, Nut, premiata come birra dell’anno 2007, si richiama all’omonima divinità egizia (figlia di Shu, dio dell’aria, e Tefnut, dea dell’umidità), protettrice del cielo nel suo viaggio notturno, mentre cattura il dio del sole Ra, dopo il tramonto, per partorirlo di nuovo all’alba.
Una nuova era è iniziata. Tanto nel mondo alcolico che dolciario. Dal popolo che inventò la birra, a chi ne ha fatto il proprio marchio di garanzia, professionalità e naturalità. Il cerchio della vita si chiude. E si riapre. Destinazione, il mondo del sapore. E del sapere.