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Anche la birra al pub è vittima della crisi

La crisi finanziaria, quella che in un attimo ha riportato il mondo al 1929, è riuscita a sfatare diversi miti in Europa. Ecco quindi che se in Italia la pasta è schizzata alle stelle rendendo proibitivo anche un piatto di amatriciana, in Gran Bretagna nei pub non si vende più birra perché una pinta costa troppo e i sudditi di Sua Maestà non possono più permettersela.

I numeri, diffusi dalla British beer & pub association (Bbpa), parlano chiaro. Nel terzo trimestre, da luglio a settembre, le vendite sono scese del 7,2 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questo significa 161 milioni di pinte di birra in meno, in media 1,8 milioni al giorno.
All’interno di questo dato da segnalare il crollo delle vendite di birra nei pub, cuore della vita sociale in Gran Bretagna. Sempre nel terzo trimestre, si è registrato un meno 8,1 per cento, cioè 104 milioni di pinte di birra, una media di 1,1 milioni al giorno.
I numeri forniti dalla Bbpa – consultabili sul sito dell’Associazione http://www.beerandpub.com/newsList_detail.aspx?newsId=260 – lasciano perplessi perché da sempre inglesi, scozzesi, gallesi e nordirlandesi su una cosa sono sempre stati d’accordo: la birra al pub. Così come noi italiani, da Milano a Palermo, andiamo al bar per un caffè. Ora invece, con il Pil in negativo per la prima volta dal 1992, anche in Gran Bretagna si deve tirare la cinghia e il crollo delle vendite di birra ne è il primo segnale. Crollo che a onor del vero si registra anche nei supermercati. Il terzo trimestre ha segnato un meno 6 per cento rispetto al 2007.
Tirando le somme, da gennaio in Gran Bretagna è stato venduto il 4,4 per cento di pinte di birra in meno. Stima che arriva al 9 per cento nei soli pub e che ci tranquillizza perché ad aumentare non è soltanto il prezzo della nostra pasta al ristorante.

di Simona Verrazzo

Fonte Simona Verrazzo su Il Foglio

Ottobre 2008

Ultimo Aggiornamento: 04/01/2016 11.17

 

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