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Si fa presto a dire birra... Fra Ale, Stout e Lambii, ecco come riconoscerla e come abbinarla ad aperitivi, carne e... cioccolato
Dal 20 settembre e fino al 5 ottobre migliaia e migliaia di visitatori affolleranno la Baviera tra musiche, wurstel, crauti con un solo, unico, pensiero: la birra! L’Oktoberfest è soprattutto questo, fiumi di schiumosa bevanda trangugiati all’insegna di uno scanzonato divertimento. Ma forse non sapete che dentro i vostri calici si cela un mondo tutto da scoprire. Perché la birra non è solo il pretesto per una serata in compagnia, ma una bevanda ricca di storia e curiosità che vale la pena conoscere un po’. Per esempio, lo
sapevate che ha
origini che si perdono nella
notte dei tempi? Già
nell’antichità infatti la birra era una bevanda “universale”, disponibile in
diverse varianti e molto popolare in ogni ceto sociale, dalla Mespotamia
all’Egitto, da Babilonia alle isole Orcadi. Non solo, molti popoli pensavano
che avesse poteri soprannaturali: per esempio si credeva che Ishtar, una
delle più importanti divinità assiro-babilonesi traesse la sua potenza dalla
corroborante bevanda, la quale nell’antico Egitto veniva usata anche come
medicina e nutrimento per i bambini
in assenza di latte.
Il segreto è tutto qui: orzo, malto, luppolo, ingredienti semplici e naturali, sottoposti a fermentazione per dare vita ad un prodotto unico e inconfondibile, ieri come oggi. Ma le birre non sono tutte uguali: bionde, bianche, rosse o scure, c’è da perdersi nella miriade di nomi e marchi diffusi ormai in ogni parte del mondo. Si passa dalle britanniche Ales a fermentazione alta e poca schiuma alla Lambii, birra belga a fermentazione spontanea, spesso aromatizzata alla pesca o frutti di bosco, per arrivare alla scurissima Stout, di origine irlandese, con schiuma abbondante e cremosa color nocciola, prodotta con orzo tostato e aggiunta di caramello. Le birre migliori per qualità si ritrovano perlopiù nell’Europa nord-occidentale (Belgio, Germania, Danimarca) e nella Repubblica Ceca, ma basterebbe scovare qualche realtà artigianale per apprezzare prodotti altrettanto gradevoli. E non finisce qui, per ingraziarsi il pubblico femminile ancora piuttosto diffidente, i produttori hanno pensato a birre di ultima generazione, aromatizzate a piacimento alla fragola, al caramello, ai succhi di frutta e, udite udite, persino al cioccolato. Mentre tutta italiana è la tradizione della birra alle castagne, declinata in numerose varianti da una parte all’altra dello Stivale: dalla bolognese Beltaine a base di castagne affumicate e ginepro alla ligure Amè prodotta con miele di castagno passando per la toscana Petrognola con aggiunta di farro.
Come degustarla
Per apprezzare al meglio il profumo e il sapore della birra, bisogna seguire alcune regole, proprio come si fa usualmente per degustare un calice di buon vino. Esiste infatti un vero e proprio codice di degustazione che prevede quale calice abbinare ad ogni qualità e i passaggi da seguire prima di procedere all’assaggio. Per esempio il boccale Baloon serve per esaltare la schiuma ed è indicato per birre corpose, il calice a tulipano è indicato per qualità aromatiche, la flute è adatta per le pils e birre secche, la classica pinta britannica mette in evidenza i pregi delle birre scure e delle ales del Regno Unito.
Una degustazione ad
hoc prevede un
esame visivo per
valutare colore, schiuma e aspetto della bevanda: si va dal paglierino delle
lager più comuni al biondo delle pils, per arrivare all’”oscurità” pressoché
completa delle stout irlandesi.
La schiuma di una birra di
buona qualità deve essere compatta e persistente,
e dovrebbe formare sulle pareti del bicchiere archetti definiti in gergo
“merletti di Bruxelles”, mentre la limpidezza varia a seconda della
tipologia e se i lieviti sono stati filtrati o meno.
Gli
abbinamenti gastronomici Fonte Deborah Moleri http://www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/birra031008_pg_1.html Ottobre 2008 |
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Ultimo Aggiornamento: 04/01/2016 11.17 |
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