Nastro Azzurro, boom in Russia la bionda italiana conquista
il mondo
«Il mercato russo
è immenso ed è ancora troppo presto per poterne trarre dei dati
significativi. Tuttavia abbiamo ricevuto un riscontro molto
positivo dal nostro team commerciale che ci ha confermato che il
nostro prodotto è stato accolto molto bene dai consumatori
russi». Roy Bagattini, amministratore delegato di Birra Peroni
Spa, tira le somme dei primi mesi di lancio della Nastro Azzurro
in Russia, mercato altamente promettente: «Si prevede che nei
prossimi due anni supererà quello tedesco in termini di volumi
globali», dice Bagattini. Il gruppo sudafricano SabMiller, al
quale fa oggi capo la Peroni, ha in portafoglio marchi famosi
come la Miller, la Pilsner Urquell, la Grolsch, la Red’s la
Castle, e continua a fare incetta di nuovi marchi in questa fase
esasperata di shopping che vede tutti i big del settore
interessanti a forti processi di concentrazione. Eppure la
SabMiller ha scelto proprio la Nastro Azzurro, una lager, birra
chiara a bassa fermentazione per conquistare la Piazza Rossa e
da qui tutto l’Est Europa, che pur avendo già raggiunto consumi
di birra procapite di rilievo dice il Rapporto Barth, è in forte
progressione.
«I Russi provano una grande attrazione per il made in Italy e
Nastro Azzurro rappresenta un simbolo dell’ italian style, che
ha costituito una garanzia per il lancio». I risultati gli
stanno dando ragione e rafforzano il ruolo chiave di questo
marchio nelle strategie globali del gruppo: Nastro Azzurro è la
prima birra italiana nella categoria premium, ovvero l’alto di
gamma, a livello mondiale e ha registrato in termini di volumi
una crescita del 72% lo scorso anno. Punta di diamante per
aprirsi un varco nei nuovi fortini da espugnare: negli ultimi
due anni, Nastro Azzurro è stata via via introdotta in 12 nuovi
paesi, tra cui gli States, l’Australia, il Regno Unito, la
Francia, la Spagna e il Giappone. «SabMiller è particolarmente
ben posizionata nella fascia premium e ha guadagnato
significative quote di mercato, sottolineano Melissa Earlam,
Jason DeRise e Renier Swanepol, analisti di Merrill Lynch, che
hanno appena pubblicato un report globale sul mercato della
birra con focus specifici sui principali player.
Nonostante qualche timore sull’eccessiva esposizione nei
confronti di mercati considerati instabili, come il SudAfrica e
la Colombia, gli analisti apprezzano tuttavia proprio la marcia
di conquista della SabMiller sulle aree in più forte
progressione, come la Cina e l’Est Europa, appunto.
Il mercato è globalizzato. Nozze e alleanze servono ad abbattere
i costi facendo leva sulle economie di scala, anche nella rete
distributiva. Ma la concorrenza si gioca a colpi di marchi,
gusti ed etichette, per colpire target specifici e più esigenti
dei consumatori. In questo scenario il Made in Italy premia:
l’export di birre italiane, dice l’ultimo report di Assobirra, è
salito del 37,6%, tassi da record. E la Nastro Azzurro, con
tassi di crescita doppi rispetto alla media di mercato, fa da
traino.
SabMiller ha acquisito la maggioranza di Birra Peroni nel maggio
2003. Nel 2005, per migliorare le percezione della propria birra
premium Nastro Azzurro, il gruppo ha riposizionato il marchio
come Peroni Nastro Azzurro, con un nuovo look in grado di
riflettere con immediata evidenza la sua autentica eredità
italiana: «Nel giro di due anni ha scalato rapidamente il top di
gamma e ora ha un ruolo fondamentale nei mercati ad alto valore
aggiunto come il Regno Unito, la Germania, la Russia, la Spagna,
la Francia, la Svezia, la Finlandia, la Turchia e l’Austria»,
racconta Bagattini.
Strategie che si riflettono sui conti: SabMiller ha fatto
registrare, secondo Merril Lynch, una crescita organica, ovvero
di accrescimento di valore e non frutto di pura sommatoria delle
aziende in portafoglio, del 4% in ulteriore crescita nei primi
due trimestri di questo anno, salita al 5,2%.
La vecchia fabbrica del ghiaccio, emblema storico della Peroni,
al centro della Roma post Unità d’Italia, è oggi la sede di un
museo. Ma il quartiere generale resta nella Capitale, dove era
stato spostata da Vigevano, dove nel 1846 era stato fondato il
primo birrificio, dalla famiglia di Francesco Peroni, di cui
porta ancora il nome. Oltre a Roma oggi ci sono altri due
stabilimenti, uno a Padova e uno a Bari, e danno lavoro a circa
800 dipendenti.
I ricavi internazionali della Nastro Azzurro sono di 25 milioni
di euro, ma Birra Peroni nel suo complesso ha un fatturato di
400 milioni realizzati con gli altri brand prodotti: la Peroni
normale, la Gran Riserva che qualche anno fa è diventata la
numero uno al mondo delle birre all’Oscar dell’Ais, Associazione
Italiana Sommelier, la Pilsner Urquell, la Miller, la Raffo e la
Whürer, altro marchio italiano rilevato dalla SabMiller.
E’ il marchio più venduto nel nostro paese, che pure è tra
quelli meno sviluppati d’Europa per consumi, ma sta conoscendo
una buona crescita, grazie soprattutto al settore della
ristorazione e quello alberghiero, dove la birra è tornata di
gran moda.