Notizia
© 2002 - 2014 - Tutti i diritti sono riservati, è vietato copiare senza autorizzazione queste pagine.
|
Birra Cittavecchia - «La mia scura ispirata a Maigret» In meno di dieci anni il titolare della Cittavecchia di Trieste è diventato uno dei produttori più apprezzati Tra i primi a inventarsi il mestiere del birraio artigianale, nel Nordest, c'è stato Michele Barro, 47 anni, che con la sua Cittavecchia di Sgonico, a due passi da Trieste, è anche uno dei produttori più affermati. Nato a Ferrara, è poi vissuto sempre a Milano, dove - come la triestina che ha sposato - faceva il designer. Finchè non ha deciso di tornare a Nordest. Intanto aveva però cominciato a farsi la birra in casa, prima con i kit, poi con le materie prime originali. È nata così la passione, proprio mentre nascevano anche i primi microbirrifici in Italia, tra cui alcuni in Friuli Venezia Giulia: un ristorante in Friuli, una birreria a Trieste e una in Slovenia. Così, scartata l'idea di aprire un locale, ha deciso di fare la birra per professione, ma per venderla. Com'è nata allora quest'avventura? «Era il 1999 - racconta Michele - ed abbiamo cominciato producendo fusti per alcune attività delle nostre zone, birrerie, buffet, ristorantini e osterie. Il salto con la produzione in bottiglia è avvenuto dopo un paio d'anni, in piccolissime quantità, con bottiglie molto belle e costose, che recuperavamo e lavavamo, sull'ordine di qualche centinaia alla settimana. Ma abbiamo visto che il prodotto era d'interesse, tanto che arrivavano continui ordini, ed in un paio d'anni si è cominciato ad avere una discreta capillarità di diffusione. Nel 2005 la produzione tra fusti e bottiglie era pari, mentre lo scorso anno è continuato a crescere il mercato delle bottiglie, salendo al 70 per cento». Michele Barro con moglie e figli Quali tipologie di birre producete? «Cittavecchia produce quattro tipi di birra: "Chiara", una bionda di 4,9 gradi, dunque di gradazione media e di impronta tradizionale, anche prodotta con 5 tipi di malto ed un lievito particolare; "Rossa", una birra ambrata, sopra i 5 gradi alcolici, più amara e secca, che usa malti leggermente tostati, che le danno un colore ambrato: una birra molto dissetante e beverina; poi una "weizen", fatta con una percentuale di frumento tra il 40 e 50 per cento e con un lievito particolare che le dà un gusto fruttato molto forte e un contrasto dolce/acido; la "Formidabile", sicuramente la più particolare e interessante, che abbiamo chiamato così dall'esclamazione del commissario Maigret: 8 gradi alcolici, colore mogano scuro, prodotta con lievito inglese, quindi a metà strada tra una strong ale ed una birra belga; regala profumi di ciliegia marasca, liquirizia, tabacco, a volte legno; in bocca ancora liquirizia e tutti gli aromi del malto; infine, va sottolineato che nonostante la gradazione ha un corpo "pericolosamente" scorrevole; infine una birra stagionale, la San Nicolò, che viene prodotta solo a dicembre, in occasione della festa del Santo, che a Trieste porta i regali ai bambini: una birra molto speziata, ma anche piuttosto dissetante». Negli ultimi anni si è assistito ad un vero e proprio boom del mercato delle birre artigianali. «Sono aumentati interesse e richiesta, e stanno nascendo di conseguenza tante realtà produttive. Tra qualche anno dunque vi sarà un naturale assestamento. Certo è che un pubblico sempre più consistente sta cominciando a scoprire questi prodotti, che fino a quattro anni fa erano legati a pochissimi appassionati amatori. L'abbiamo visto, ad esempio, all'ultimo Salone del Gusto a Torino: la gente che prima cercava i vini, gli oli, i formaggi, ha preso consapevolezza dell'esistenza della birra artigianale di qualità e vuole conoscerla». Che ne pensa della passione di farsi la birra in casa? «È una cosa divertente e davvero alla portata di tutti, che regala inoltre grande soddisfazione. Ci sono hobbisti che fanno birre fantastiche, grazie anche ad attrezzature sofisticate. E comunque si può partire dai kit e crescere un poco alla volta». E fare della produzione artigianale di birra un mestiere? «Posso consigliare solo di partire con umiltà, la strada non è semplice». Che cosa serve per fare una grande birra? «Sono indispensabili una grande conoscenza tecnica, una rigorosa capacità di cura e meticolosità nel lavoro, e poi la creatività, perché un conto è fare una birra fatta bene e un conto farne una di livello superiore». G.Ch. Fonte Gazzettino On Line
La nostra intervista al Birrificio Cittavecchia
Marzo 2007 |
Ultimo Aggiornamento: 04/01/2016 11.16 |
© 2002 - 2016 Tutti i diritti sono riservati. I marchi registrati appartengono ai rispettivi proprietari