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Monaci belgi produttori di birra dal XVI secolo Birra e 'sai cosa bevi' anche pregando. Non è solo un modo di dire, in particolare in Belgio dove i monaci trappisti, dell'ordine dei cistercensi, tengono in piedi una fiorente attività di 'brasseurs' (produttori di birra). La fabbrica risale alla Riforma (XVI secolo), che autorizzava i padri a bere la bevanda tipica della regione in cui si trovavano, nei casi in cui l'acqua fosse imbevibile. In Vallonia, i monaci (che derivano il loro nome dall'abbazia della 'Grande Trappe', in Normandia, alla quale si ricollegano storicamente) poterono scegliere tra latte scremato, latte battuto e birra. E, come si è visto poi, la preferenza andò a quest'ultima. Oggi in Belgio esistono 12 abbazie trappiste, di cui solo 5 hanno una brasserie: due nelle Fiandre (Westmalle e Westvleteren) e 3 in Vallonia (Chimay, Orval e Rochefort). Fuori dal Belgio ne esiste solo una, in Olanda: l'abbazia Notre-Dame des Koningshoeven con la sua brasserie 'De Schaapskooi'. Per tenere segrete le ricette, tutte le abbazie sono chiuse al pubblico e consentono solo limitate visite ai luoghi circostanti o degustazioni delle birre.Tra il XIV e il XV secolo era addirittura consigliato bere birra, perché prodotta attraverso un procedimento che eliminava i germi patologici, al posto dell'acqua che era spesso un vettore di contagio delle epidemie come il colera e la peste. La commercializzazione della birra dei trappisti belgi è relativamente recente e all'inizio del '900 la 'bevanda bionda' aveva così tanto successo da scatenare un'ondata di contraffazioni. Dal 1962 il prodotto belga è protetto con un marchio legale. Per ottenerlo devono essere soddisfatte determinate condizioni, come la produzione sotto il controllo di religiosi appartenenti all'ordine dei trappisti all'interno di un'abbazia cistercense. Nel 1860, a pochi chilometri dal confine francese a Chimay, i monaci belgi battezzavano una prima birra secondo il metodo di fabbricazione trappista. Iniziava così, per rispondere alle esigenze interne e per il sostentamento della comunità locale, una produzione del gusto unica, sorretta da una vocazione imprenditoriale fuori dal comune. I primi 'ambasciatori' della bevanda furono gli stessi fedeli dei vicini villaggi, tanto entusiasti da renderne necessaria la distribuzione nel mercato.La birra è una figlia 'legittima' dell'abbazia e della sua comunità. Figlia dei metodi, degli orari e della riservatezza dei monaci, ma anche figlia dei luoghi, delle risorse, delle tradizioni di questa parte di Vallonia che quasi tocca la Francia. Oggi Chimay affianca alla tradizione dei moderni e funzionali impianti di produzione che ne hanno determinato un crescente successo mondiale. La birra di Chimay può, inoltre, fregiarsi del logo esagonale nero bordato di bianco dell'autentico prodotto trappista, privilegio di sole altre 5 abbazie cistercensi nel mondo. Impossibile avere la ricetta della birra dei monaci belgi. Ai turisti, infatti, viene permessa solamente la visita alla sala d'imbottigliamento, situata a una decina di chilometri dall'abbazia. La prima 'figlia' del monastero è la Chimay rossa, o Premiere nella bottiglia da 75 cl. Una birra ramata, dalla schiuma cremosa e dal gusto fruttato. Molto dolce, si esalta servita a temperatura di cantina. Poi è venuta la Chimay blu, o Grande Riserve. Una birra scura, più forte della rossa (9% di alcool) dall'aroma potente al lievito fresco e dal sapore complesso, che matura negli anni. L'ultima prodotta è la Chimay bianca, o Cinq Cents. Una bionda con carattere (8% di alcool) da bersi comunque giovane. Si presenta con una schiuma fine che libera un aroma di luppolo fresco e lievito e dal gusto fruttato con tocchi di moscato e uvetta. Va bevuta più fresca, a 6-8 gradi. Fonte ADN Kronos Gennaio 2007 |
Ultimo Aggiornamento: 04/01/2016 11.16 |
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