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La guerra alcolica che spacca l'Europa, tra vino e birra è scontro sulla tassazione

La "bionda" da una parte, il "rosso" dall'altra. Birra e vino dividono l'Europa e non solo per questioni di gusto: sulla loro produzione, sui consumi e sui costi si intrecciano alleanze e si mescolano conflitti. La divisione è quasi geografica: Nord contro Sud. E vede impegnate da una parte la Germania, la Repubblica Ceca e la Lituania , dall'altra l'Italia, la Francia, la Grecia. Con la Spagna che sta nel mezzo perché forte produttrice e consumatrice di entrambe e ben decisa a difendersi su tutti e due i fronti.

Il conflitto non è proprio diretto, non vi sono due partiti in competizione frontale: la questione passa attraverso la materia fiscale e le quote di produzione. Una direttiva della Ue del 1993 prevede infatti l'istituzione di un'imposta sulla produzione di tutte le bevande alcoliche. Ma mentre per quanto riguarda il vino, le accise non sono mai state applicate, per la birra è stato fissato un limite minimo lasciando poi agli stati membri la possibilità di intervenire ulteriormente.

Il che ha fatto sì che all'interno del mercato europeo si sia determinata una frattura fra i paesi che hanno mantenuto la tassazione ai minimi (i grandi produttori quali Germania, Repubblica Ceca, Spagna e Lituania) e quelli che l'hanno invece corretta al rialzo (fra questi l'Italia). Ora la Ue a presidenza finlandese ha deciso di armonizzare le accise al rialzo, ma per la seconda volta in un mese i ministri Ecofin non sono riusciti a trovare un accordo per via della forte opposizione della Repubblica Ceca che non vuole accettare ulteriori "svantaggi della birra rispetto al vino".


La battaglia è in pieno svolgimento e, guarda caso, va ad intrecciarsi con quella che si va aprendo sul vino. Per quanto riguarda i "rossi" e i "bianchi" , infatti, la Commissione europea ha intenzione di avviare una riduzione delle eccedenze produttive tagliando le quote dei paesi fornitori. Se la proposta dovesse essere messa in atto senza modifiche, per l'Italia - secondo una simulazione di Nomisma - ciò si tradurrebbe nell'estirpazione di 400 mila ettari con conseguente perdita di 70 mila occupati. Ipotesi che il ministro delle Politiche agricole Paolo De Castro frena subito: "Sono convinto che gli spazi di mediazione sulla questione siano molto ampi e che alla fine il negoziato sia positivo per noi - dice - Abbiamo tempo: ci vorrà quasi un anno di dibattito prima che il piano sia approvato e l'alleanza con Francia e Spagna è fortissima".

I produttori non nascondono le preoccupazioni, anche perché - comunque sia - il settore va riformato per far fronte alla concorrenza di Cina e Australia. "La vecchia Europa, molto legata ai fattori culturali e sociali della produzione, deve investire di più nella comunicazione per conquistare nuovi mercati - dice Piero Mastrobernardino, presidente di Federvini - per fare questo bisogna andare al di là della logica impostata dalla Commissione, recuperare risorse combattendo gli sprechi delle filiere e investire nella conquista di nuove zone d'esportazione". Paolo Bruni, presidente di Fedagri-Confcooperative concorda: "Non si diventa competivi estirpando, ma sostenendo le imprese che vogliono crescere all'estero" commenta.


Fortemente impegnata sul vino, l'Italia non è in prima linea sulla birra anche perché, spiega Filippo Terzaghi, direttore di Assobirra "scontiamo aliquote superiori alla media: per un litro di 5 gradi versiamo circa 30 centesimi, l'aliquota minima ne prevede meno di 15. Le accise si riversano sui prezzi e quindi sui consumi che stanno diminuendo" anche se, precisa "comprendiamo le posizioni della Repubblica Ceca e non pensiamo che sia giusto alzare la tassazione su un prodotto popolare". Di fatto l'Italia sta appoggiando la birra della Repubblica Ceca su un altro campo, a noi molto caro: quello della denominazione doc, che vede Praga in lotta con gli Usa per la proprietà del marchio Bud molto simile alla Budweiser americana. Ma la partita europea su birra e vino fa i conti con una complicazione in più: lo schieramento dei paesi del Nord. Visto il discreto tasso di alcoolismo i loro governi tendono ad appoggiare qualsiasi manovra - fiscale, produttiva o di comunicazione - che penalizzi la "bionda" e il "rosso". E il Commissario che si occupa della materia è la danese Mariann Fischer Boel.

Fonte Repubblica

 

Dicembre 2006

Ultimo Aggiornamento: 04/01/2016 11.16

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