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Da odontotecnico a
mastro birraio
Cesare Gualdoni
dell'Orso Verde
Si chiama
Nubia:
è scura e sa (anche) di liquirizia e di caffè. Talmente buona e originale da
meritarsi un premio, il primo. La Nubia è una birra ed è prodotta da
Cesare Gualdoni
titolare del
micro-birrificio “L’Orso
Verde” di Busto Arsizio.
E micro-birrificio non è una definizione riduttiva è solo un modo per
indicare che lì,
in viale Rimembranze,
angolo via Vespucci, c’è una piccola, piccolissima azienda che produce una
quantità limitata di prodotto, 20 mila bottiglie l'anno, buona per
soddisfare solo pochi palati raffinati. Il titolare dell’Orso Verde, nome
nato per caso, una sera tra amici davanti a una birra, va fiero di essere
un artigiano,
un artigiano vero.
E la
popolarità, arrivata dopo aver vinto il primo premio lo esalta, ma non così
tanto da pensare già di cambiare strategia e puntare a diventare azienda con
numeri da grande imprenditore.
Il
premio alla Nubia
è stato assegnato da una giuria di esperti che dopo una settimana di assaggi
alla cieca l’ha premiato scegliendola tra cento birre artigianali italiane.
Il titolo è stato assegnato a Fieramilanocity nell’ambito del primo
Campionato italiano delle birre artigianali.
L’Orso Verde ha sconfitto la concorrenza di oltre ottanta birrifici
provenienti da ben 14 regioni italiane.
La
ricetta non è una segreto:
è una birra doppio malto di bassa fermentazione, scura, strutturata e
delicatamente amara per via
dell’impiego massiccio di orzo
torrefatto e luppoli aromatici, con sentori di caffè e liquirizia in primo
piano.
Ma se si tratta di sapere dosi e tempi di lavorazione, allora il discorso
cambia un po’. Il “mastro birraio” Gualdoni ci tiene a far sapere che: primo
che la sua birra essendo prodotto artigianale cambia e si evolve piano,
piano, in base ai “capricci” e alla voglia di sperimentare, secondo non
tutta la “concorrenza” merita di conoscere i segreti delle sue ricette.
Insomma, la sensazione entrando nell’azienda-laboratorio Orso Verde è che
tra l’odore forte dell’orzo e del luppolo che fermentano Cesare Gualdoni,
titolare e unico dipendente, si diverta un mondo. Eppure è solo un paio
d'anni che lavora e produce birre.
«Per vent’anni ho fatto l’odontotecnico –
racconta
– Poi mi sono reso conto che non ne potevo più: quel mondo mi stava stretto
e andare al lavoro la mattina era diventata una vera sofferenza. Fu in quel
periodo che mia
moglie, per il
mio compleanno,
mi regalò un kit per la
produzione in casa della birra.
Il primo esperimento fu un mezzo fallimento, ma fu un modo come un altro per
entrare in contatto con un mondo che mi affascinava e che conoscevo poco. Ho
cominciato a volerne sapere di più, a studiare, a frequentare chi produceva
birra artigianale e ad un certo punto o deciso di lasciare tutto e partire
con una nuova attività». Ma meglio sarebbe dire una nuova vita.
In via Vespucci trova
una piccola azienda dell’inizio del ‘900
abbandonata, diroccata e
decide che sarà il suo laboratorio. La ristruttura e colloca le prime
macchine.
Oggi lavora più di quando faceva l’odontotecnico (e non fa mistero di
guadagnare meno) ma fa davvero ciò che ama.
E i risultati cominciano ad
arrivare.
«Anche prima
del premio mi chiamavano privati, locali feste di paese. Io non sempre
riesco a soddisfare tutte le richieste, ma ci provo a volte lavorando sette
giorni su sette senza mai riposare».
Dall’Orso Verde
escono sette, al massimo otto
tipi diversi di birre:
Chiara, Amaranta, Nubia, Vertigo, Backdoorbitter, Edenblanche e la Birra di
Natale in edizione limitata, ogni anno un po’ diversa.
«Le mie birre sono
tutte rigorosamente non
filtrate né pastorizzate e rifermentate in bottiglia
– spiega – Anche le
materie prime
devono essere
lavorate artigianalmente
perché solo così posso essere certo che la birra oltre che gustosa e
profumata è genuina. Non contengono conservanti e devono essere quindi
protette dalla luce e tenute al fresco».
Ovvio che la birra artigianale non è per tutti. Gli estimatori gravitano
attorno ad un mondo fatto di profumi e non solo: sotto la schiuma, “vero e
proprio cappello di protezione per gli aromi”,
c’è la voglia di stare insieme
e di condividere storie.
Gli amici
giocano e hanno giocato un ruolo fondamentale nella nuova vita di Cesare
Gualdoni: l’hanno appoggiato nella svolta, oggi lo consigliano, assaggiano
il suo “nettare” e lo accompagnano, se serve, in trasferta, alle feste e
alle sagre. Poi a Natale si ritrovano tutti insieme nella piccola azienda a
bere la “Birra di Natale” che sa di bucce d’arancia e coriandolo. E non c’è
regalo, o premio, più bello.
Fonte Varese News
Ottobre
2006
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