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Il divieto di alcol ai minori stralciato dalla Finanziaria E’ durato lo spazio di una settimana, senza peraltro mai entrare concretamente in vigore, il divieto di «vendere e somministrare» nei locali pubblici bevande alcoliche ai minorenni. La norma che innalza il precedente divieto dai 16 ai 18 anni, prevedendo multe per i titolari dei locali fino a seimila euro, aveva sollevato un vespaio di polemiche, soprattutto da parte dei produttori di vino e delle loro organizzazioni, che sottolineavano gli aspetti di «proibizionismo» e la «demonizzazione» del prodotto vino che è un «prezioso biglietto da visita del nostro made in Italy». Andrea Sartori, presidente dell’Unione italiana vini aveva scritto a Prodi e ai ministri della Salute e dell’Agricoltura ricordando che il comparto vino è l’unica voce all’attivo degli scambi commerciali dell’agroalimentare, con 2,7 miliardi di euro e dà lavoro a ottocentomila addetti. Molti più calde le proteste dei singoli produttori che con lettere ai giornali e prese di posizione hanno ricordato come i veri pericoli in tema di alcolismo giovanile non arrivino dal vino, ma soprattutto dagli «alcolpops», bevande alcoliche con succhi di frutta che spopolano nelle discoteche. Ora il contestato articolo 90 della legge Finanziaria, che estendeva anche il divieto di vendita di alcolici nelle aree di servizio lungo le autostrade, è finito sotto la scure degli stralci decisi dagli uffici tecnici della Camera, che fanno capo al presidente Bertinotti. La motivazione ufficiale è che si tratta di una disposizione «di carattere ordinamentale e organizzatorio che non comporta effetti finanziari né concorre in via strumentale ai fini della manovra di bilancio». Tradotto dal politichese alla Camera non hanno ritenuto corretto l’inserimento dei temi della lotta all’alcolismo accanto alle nuove aliquote fiscali, ai tagli agli enti locali o alla tassa sui Suv. Le polemiche e le pressioni sono state bipartisan e arrivate da più ambienti. Anche i birrai evidentemente non gradiscono il provvedimento. Ma il dietrofront non mancherà di sollevare nuove polemiche. Il ministro della Salute Livia Turco aveva difeso la norma giudicandola una doverosa scelta di civiltà e di armonizzazione con le normative della maggior parte dei Paesi europei. «Non c’è terreno di scontro con le categorie interessate, anzi bisognerà aprire un confronto proprio per costruire insieme a loro una buona comunicazione sullo stile del bere sano e corretto» aveva rassicurato il ministro. L’Associazione italiana familiari vittime della strada, ricordando l'altissima incidenza dell’alcol come causa egli incidenti ha criticato la cancellazione della norma. Dallo staff del presidente della Camera Fausto Bertinotti si è precisato che «lo stralcio non impedirà al questo provvedimento di seguire il normale iter parlamentare delle leggi». Fonte La Stampa Ottobre 2006 |
Ultimo Aggiornamento: 04/01/2016 11.16 |
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