Viva la Birra... inviami una mail

Notizia

freccia.gif (89 byte) Iscriviti alla newsletter

freccia.gif (89 byte) Pagine Gialle della Birra

freccia.gif (89 byte) L'indice degli argomenti

Come si spilla la birra?

Come si degusta una birra?

Dossier Birra e Salute

© 2002 - 2014 - Tutti i diritti sono riservati, è vietato copiare senza autorizzazione queste pagine.

info@mondobirra.org

L'indice delle notizie

 

Accisa sulla birra 2005, dati paradossali

Il contributo dell'industria della birra all'economia italiana

La birra venduta in Italia – contrariamente alla percezione comune - è per il
73% prodotta in stabilimenti nazionali , con materie prime italiane coltivate su 42.000 ettari di superficie agricola del nostro Paese .

Nel 2004, la
produzione di birra si è attestata su 13.170 milioni di ettolitri , con un consumo interno pari a 17.194 milioni di ettolitri .

In tal modo, l'industria birraria italiana ha confermato l'
ottava posizione nella classifica UE dei Paesi produttori, dietro “colossi” quali Germania (106,2 milioni di ettolitri prodotti), Gran Bretagna (53,8 milioni), Spagna (31,6), Polonia (29,2), Olanda (23,8), Francia (16,8), Belgio (17,4). Un buon piazzamento quello italiano, soprattutto se si nota che siamo davanti a Paesi tradizionalmente più associati al “prodotto birra”, quali Austria (8,7) o Irlanda (8,1).

In Italia l'industria della birra e del malto, con
17 impianti produttivi 8 dei quali nel Mezzogiorno – dà lavoro, direttamente e con il suo indotto, a 133.000 persone .

Uno studio di Ernst&Young sul comparto europeo della birra (dal quale abbiamo dedotto il dato, inedito, sull'impatto in termini di occupazione del settore) ha dimostrato inoltre come
l'industria italiana della birra sia fra le più efficienti d'Europa per produttività pro capite . Sorpassando quindi anche nazioni (coma la Germania, la Gran Bretagna e la Spagna) dove la cultura di questo prodotto è molto più diffusa di quanto non accada nel nostro Paese.

L'
industria italiana della birra – anche questo contrariamente a una percezione diffusa – è un pezzo importante dell'economia nazionale , producendo ricchezza e un valore aggiunto (ben 963 mln di euro , sempre secondo lo studio di Ernst&Young) che contribuisce alla crescita della ricchezza nazionale, visto che rimane , per ben il 92% (quindi, per un importo pari a 880 mln di euro), nel nostro Paese .

Come si può ricavare dalla tabella che segue.


 

Industries

Impuls

Impuls for Italian economy

Person­nel costs

 

(mln. € )

%

(mln. € )

% of impuls

(mln. € )

•  Agriculture

92

60%

55

 

 

•  Utilities

24

100%

24

9%

2

•  Packaging

241

96%

231

14%

32

•  Equipment

96

90%

87

14%

12

•  Transport

103

99%

102

21%

21

•  Media+m.

170

94%

160

19%

30

•  Services

236

94%

221

19%

42

Total

963

92%

880

 

 


Il consumo pro-capite di birra in Italia nel 2004 si è attestato a 29,6 litri annui , ritornando sotto la “quota 30” che era stata superata, per la prima volta, nel 2003 (30,1). A livello europeo, l'Italia continua ad essere agli ultimi posti, se non il ‘fanalino di coda', nella graduatoria dei consumi pro-capite, che vede in testa la Repubblica Ceca ( 160 litri annui), seguita da Irlanda (108), Germania (115,8), Austria (108,2) e Gran Bretagna (99).

Gli effetti dell'accisa nel 2005,tra maggiori e minori introiti fiscali

Su questo scenario interviene, in maniera negativo e con un impatto potenzialmente destabilizzante, la vicenda dell'accisa sulla birra.

Già oggi
questa accisa in Italia è tra le più alte dell'Europa a 25, che significa 2,35 € per Hl e per grado plato , quasi il triplo, quindi, rispetto a Spagna e Germania, Paesi tra i più grandi produttori birrari.

Senza considerare che, in Italia, la birra è oggetto di una forte discriminazione nei confronti del vino , privo di qualunque imposta, e dei superalcolici , il cui aumento dell'accisa è 5 volte inferiore a quello della birra.

Il terzo aumento, in due anni , dell'accisa sulla birra (che nel complesso ammonta al 68 %, ricordando che l'accisa è inoltre gravata d'IVA) , appena reso definitivo, comporterà , come inevitabile conseguenza, un nuovo aumento dei prezzi di vendita , penalizzando purtroppo il consumatore finale e non producendo – come il settore birrario ripete da mesi - gli attesi effetti sulle entrate dello Stato.

Questo perché nel 2005 il mercato ha risposto a questi aumenti, non casualmente, con un calo tendenziale, di circa il 2%. Ciò equivale a un calo delle vendite di circa 350.000 ettolitri (35.000.000 di litri).

Mentre le vendite nel canale trade sono risultate in linea con i valori del 2004, tale riduzione ha riguardato esclusivamente il canale HORECA.

Tali 35 milioni di litri di birra , sulla base di un prezzo medio finale di vendita della birra nell' HORECA di 8,75 €/Litro , corrispondono a mancate vendite per 306,5 milioni €, il cui mancato gettito di IVA  netta per l'Erario equivale a 51,1 milioni €.

L'Agenzia delle entrate stima che nel 2005 l'erario incassi 350/355 milioni € dall'accisa gravante sulla birra, rispetto ai 307 milioni € incassati nel 2004, con incremento quindi del gettito accisa di 43/48 milioni€.

Pertanto l'incremento del gettito derivante dall'accisa sulla birra di 43/48 milioni € è più che compensato, in negativo, dagli oltre 51 milioni € di mancato introito IVA . Se poi consideriamo che le contrazioni delle vendite hanno generato anche una riduzione di altre imposte (minor IRAP e IRPEG delle aziende birrarie, minor IRAP, IRPEG e IRPEF nell'indotto) si giunge a un bilancio consuntivo ancor più negativo per lo Stato.

Inoltre, l'ulteriore rincaro dell'accisa potrebbe comportare, in un prossimo futuro, soprattutto nel Nord Italia un fenomeno analogo a quello dell'acquisto di carburante in Svizzera da parte degli abitanti frontalieri. Già oggi il differenziale di imposta con i Paesi comunitari limitrofi rende profittevole il flusso d'importazioni private di birra, facendo leva sul differenziale di prezzo dovuto ai livelli di accisa minore vigente in tali Paesi.

L'impegno delle aziende produttrici

In tale contesto riflessivo le aziende associate ad AssoBirra, che coprono la quasi totalità della produzione nazionale, hanno comunque non solo mantenuto, ma ulteriormente arricchito la propria offerta che consta oggi di circa 130 marchi principali prodotti e/o distribuiti in Italia .

Alla base della perdurante forza dell'industria birraria nazionale ci sono un'organizzazione e una tecnologia di avanguardia lungo l'intera filiera produttiva e, proprio grazie al livello di eccellenza raggiunto, gli stabilimenti italiani producono su licenza importanti marchi stranieri.

Nonostante, quindi, una tradizione relativamente recente (poco più di due secoli), specie se confrontata con quella di Paesi del Centro e del Nord Europa, l' industria birraria italiana ha mostrato e intende continuare a dimostrare la propria capacità di stare sul mercato soddisfacendo, in particolare, una gran parte della domanda interna .

Tabella di sintesi

IL PESO DELLA BIRRA PER L'ECONOMIA ITALIANA

Produzione 13.170 milioni di ettolitri

Birra prodotta in stabilimenti italiani 73%

Consumo pro capite 29,6 litri annui

Impianti produttivi 17 (8 nel Mezzogiorno)

Persone impiegate (addetti + indotto) 133.000

(25.000 impiegate direttamente)

Valore aggiunto per l'economia nazionale 270 mln. €

Ammontare dell'accisa sulla birra 2,7%

(+ 24 % in due anni)

Flessione del mercato della birra nel 2005 - 2%

Previsione aumento introiti da rincaro accisa + 43/48 mln. €

Effetto diminuzione introiti per calo vendite - 51 mln. €

Fonte Assobirra

Agosto 2006

© 2002 - 2016 Tutti i diritti sono riservati. I marchi registrati appartengono ai rispettivi proprietari